La protesta. Il coraggio del voto a mezzogiorno (nel nome di Navalny)
A mezzogiorno, era l’appuntamento. Votate a mezzogiorno, in segno di protesta contro il regime di Putin, nel nome di Aleksej Navalny. Ci voleva del coraggio, per mettersi in coda ai seggi a Mosca, domenica a mezzogiorno. Perché ci sono state decine di arresti, fra quei cittadini. Perché? Forse nell’antica logica del colpirne uno, per educarne cento.
Ma anche se la polizia, come in una foto davanti a un seggio di Mosca diffusa dalla agenzia AFP, stava solo a guardare, si può essere certi che le facce degli elettori del mezzogiorno venivano fotografate e registrate. Infatti alcuni, i più vecchi, i più memori, in quella foto voltano il viso verso il muro. Ci sono, però, dei giovani. Una ragazzina che non avrà più di 18 anni guarda proprio nell’obiettivo del fotografo, e sorride. Tre metri dietro di lei un ragazzo sui vent’anni, a volto scoperto, non si nasconde, anzi ha un’aria fiera. (Che non gli costi cara questa baldanza, pensi: potrebbe fra pochi giorni ritrovarsi arruolato nel Donbass).
Le file a mezzogiorno alle urne a San Pietroburgo - ANSA
Sì, ci voleva del coraggio per rispondere ieri, in Russia, all’appello delle dodici. Non era una cosa da niente: eppure quei giovani, quelle donne anziane dignitosamente in attesa, in piedi, per ore. Queste facce mi commuovono. Da tempo ormai la parola “Russia” evoca fra noi un timore, un’ombra, come di una nuvola scura che si vada avvicinando. La Russia, nell’era del “nuovo” Putin, una minaccia. I carri armati sotto le case, le esecuzioni, le fosse comuni. I missili di Kaliningrad, capaci di arrivare con le loro testate di morte molto lontano.
Un Moloch ostile è diventato per me quel Paese, da due anni. Ma le Russie, evidentemente, sono tante. Russia è anche l’adolescente che sorride, nella coda dell’appello del mezzogiorno, e Russia è anche quel ragazzo a testa alta, dietro di lei. E le pensionate che voltano sì il volto verso il muro - perché ricordano, perché sanno - e tuttavia sono lì, a ottant’anni, a dire no al regime, e a questa guerra.
Un plebiscito per Putin le elezioni, è stato annunciato. 87 % di sì allo “Zar”- dicono. Ma le facce del voto del mezzogiorno sono importanti, sono un segno. Anche per noi, in Occidente.
Da Mosca a San Pietroburgo alla Siberia c’è chi non vuole questa guerra, che rischia infine di diventare una guerra dei mondi. Oltre a ogni confine c’è un’umanità che vorrebbe che i cannoni tacessero, che i figli tornassero a casa.
Chissà quanti sono, nell’immensità della Russia, a chiedere, la sera, la pace, a un Dio non dimenticato.