Opinioni

Coronavirus. Morti per vaccino nascoste? Ricerca col trucco

Massimo Calvi sabato 13 novembre 2021

I vaccini contro il Covid funzionano? Sì. L’esperienza ci dice che i vaccini riducono moltissimo il rischio di essere contagiati, di contagiare, di ammalarci gravemente, finire in terapia intensiva o morire. La protezione, ovviamente, non è al 100%, e abbiamo imparato che cala col passare del tempo e dunque diventa utile fare un richiamo.

Ma i vaccini sono anche sicuri? Sembra proprio di sì. Essendo stati resi disponibili in tempi rapidi, a causa dell’emergenza planetaria, un po’ di apprensione è comprensibile, ma ormai ci sono migliaia di ottime ricerche che dimostrano che i vantaggi sono ampiamente superiori ai possibili problemi: gli eventi avversi ci possono essere, ci sono stati e ci saranno, ma sono assai rari. Come per l’efficacia, anche la sicurezza del vaccino (e di ogni rimedio medico) non potrà mai essere al 100%. È accettando questa incertezza strutturale, capace di ricalcare l’indeterminatezza dell’esistenza, che stiamo affrontando la crisi sanitaria, gestendo le paure, valutando le opportunità che si aprono, tentando come comunità umana di raggiungere, non senza fatiche, nuovi approdi che chiamiamo certezze.

E anche qui, sul fronte dell’impegno cui è chiamato chi può avere un ruolo decisivo nell’affrontare la pandemia – personale sanitario, mondo della ricerca o dell’informazione, politica – però, il 100% non è dato. Consapevoli di questo limite, abbiamo provato a capire qualcosa in più di uno studio allarmante, curato dal divulgatore scientifico Mario Menichella, della Fondazione Hume, diffuso in questi giorni e ripreso da alcuni organi di stampa.

Nel lungo e documentato articolo si vuole offrire «una stima realistica degli effetti avversi dei vaccini anti-Covid e del rapporto rischi-benefici». I risultati sono terribili, perché emerge che dopo aver inoculato dosi di Pfizer, Moderna o Astrazeneca ci sono stati molti più morti rispetto a quelli registrati con altri vaccini. Non è una ricerca sottoposta a revisione tra pari, né è stata pubblicata da riviste scientifiche, ma un articolo nel quale, pur sottolineando «l’enorme importanza della vaccinazione contro il Covid degli over 50 e dei soggetti fragili», tra le altre cose «viene tentata una stima del rapporto rischi-benefici, che pare spostare il punto in cui essi si bilanciano verso i 40-45 anni di età», e in cui si definisce «la vaccinazione dei giovani poco sensata» e quella dei bambini «poco responsabile».

Sono questioni non da poco. Ma il dato centrale dell’articolo, tuttavia, è questo: se la mortalità da vaccini antinfluenzali è stata di circa 0,26 morti per milione di dosi, per i vaccini anti-Covid, Pfizer e Moderna, si sono registrati 22,7 morti per milione di dosi somministrate. I conti sono stati effettuati attingendo al grande database americano del Vaers, che – si legge – «da oltre 30 anni raccoglie le segnalazioni di effetti avversi relative a tutti i vaccini somministrati».

Ma per capire come funziona esattamente il Vaers è bene andare sul sito dei Cdc americani (i 'Center of disease control & prevention'), dove una scheda in punti spiega che:

«1) Vaers è un programma nazionale di sorveglianza della sicurezza dei vaccini che aiuta a rilevare modelli di segnalazione insoliti o imprevisti di eventi avversi per i vaccini.

2) Vaers è un sistema di sorveglianza passiva, il che significa che si basa su persone che inviano resoconti delle loro esperienze dopo la vaccinazione.

3) Vaers accetta segnalazioni da chiunque, inclusi pazienti, familiari, operatori sanitari e produttori di vaccini.

4) Vaers non è progettato per determinare se un vaccino ha causato o contribuito a un evento avverso: un rapporto al Vaers non significa che il vaccino abbia causato l’evento ».

Nelle scorse settimane su 'Query', la rivista ufficiale del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (Cicap), è stato pubblicato un articolo dal titolo emblematico: «Vaers: come un database del governo degli Stati Uniti alimenta una pericolosa disinformazione sui vaccini». Nel testo, Graziella Morace scrive: «Si può trovare di tutto, anche segnalazioni prive di un collegamento plausibile con un vaccino, come casi di persone morte in un incidente stradale mentre tornavano a casa dopo essere state vaccinate», e si cita il caso dell’anestesista James Laidler, che nel 2004 «per dimostrare che chiunque può scrivere ciò che vuole sul Vaers e mostrare quindi la necessità di cautela nell’interpretazione dei dati da parte dei non esperti, pubblicò una segnalazione in cui affermava che il vaccino antinfluenzale lo aveva trasformato nell’incredibile Hulk».

Stiamo attraversando un momento delicato della pandemia. Abbiamo costantemente bisogno di capire di più, di capire meglio e di capire bene, per raggiungere il prossimo approdo e prepararci a un’altra partenza. E per questo occorre umiltà, ed essere anche pronti ad accettare verità scomode e inattese. Di certo, per difenderci dal Covid, non servirà l’aiuto dell’incredibile Hulk, ma di tanta buona ricerca sì, di ottima ricerca. E di nessun fuorviante sensazionalismo.