Moneta elettronica: tra carità «che non avrà mai fine» ed evasione fiscale
Caro direttore,
forse non è lontano il momento che segnerà la fine dei tanto odiati pagamenti in contanti, con l’obbligo di impiegare solo moneta elettronica. Non mi sono ancora chiari i vantaggi e non riesco a immaginare le conseguenze che produrrà l’abolizione del contante. Mi rimane però almeno un dubbio: quando incontrerò qualche povero che chiede l’elemosina (infatti la sullodata innovazione non potrà eliminare la povertà: cfr. Matteo 26, 11) e mi troverò senza moneta contante, cosa potrò fare? Gli dico: “Caro amico, vorrei darti 10 euro, posso versarli sul tuo dispositivo POS?”.
Giuseppe Sorrentino, Avezzano (Aq)
Al suo quesito non ho altra risposta, caro amico, se non quella che san Paolo ci consegna nell’impareggiabile Inno contenuto nella prima lettera ai Corinzi: «La carità non avrà mai fine» (13,8). Posso dirle che cosa mi è capitato di fare: ho accompagnato il mendicante alla panetteria più vicina e ho comprato lo stesso pane per lui e per me. E questo mi ha dato tempo non solo per guardare in volto la persona costretta a mendicare, gesto che papa Francesco ci invita sempre a fare e che mia nonna mi ha insegnato sin da piccolo, ma anche per scambiarci due parole. Quanto ai vantaggi della moneta elettronica da incallito, anche se non sempre allegro, pagatore di tasse, spero che avvicini per davvero una svolta che attendiamo da troppo tempo. Mettiamola così: mi piace l’idea di un mondo dove, appunto, «la carità non avrà mai fine» e l’evasione fiscale invece sì.