Opinioni

Fede e bellezza. Monasteri aperti e cammini, l'altro turismo dell'Emilia Romagna

Giuseppe Matarazzo giovedì 5 settembre 2024

Pellegrini sul tratto emiliano della Via Francigena

Dici Emilia-Romagna e il primo pensiero va a quelle eccellenze che da qui fanno volare il nome dell’Italia nel mondo: Ferrari, Maranello e la Motor Valley, il Parmigiano Reggiano e l’altra Valley, quella del Food , ma anche il distretto del benessere e ovviamente tutto il divertimento, i servizi e il mare della riviera adriatica. Eppure, c’è un’altra regione, di città, borghi, tesori d’arte e di storia. Piccoli scrigni da scoprire lungo strade meno battute. Luoghi e sentieri dello spirito, che puntano in alto. Da Bobbio (Piacenza) sulla via degli Abati ai percorsi del Savio fra Forlì e Cesena, da Fidenza alla scoperta della Madonna della Crocetta al Museo diocesano del Montefeltro di Pennabilli (Rimini) o al Santuario della Beata Vergine della Salute a Solarolo nel Ravennate, passando per Bologna e il Complesso conventuale di San Martino Maggiore e la Via Romea Germanica Imperiale che fa tappa a Rubiera (Reggio Emilia), senza dimenticare le chicche di tantissimi altri centri che si incontrano attraversando tutta la Pianura Padana, in un mosaico di chiostri, abbazie, antiche pievi, conventi. Un viaggio in pellegrinaggio e in cammino. Su questo l’Apt Servizi, l’Azienda di promozione turistica della Regione Emilia-Romagna, punta da diversi anni ormai per diversificare i flussi e aprire nuovi fronti di valorizzazione del territorio. Un percorso che ha portato alla realizzazione, ormai cinque anni fa, di una piattaforma dedicata ai Cammini religiosi e al progetto Monasteri aperti.

Il chiostro del convento Ss Caterina e Barbara a Santarcangelo - Foto Apt Servizi - Johnny Farabegoli

Obiettivi raggiunti con una visione condivisa fra Regione e Ceer, la Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna: nel 2019 la firma di un protocollo d’Intesa per promuovere la conoscenza e la fruizione del patrimonio ecclesiastico e religioso, materiale e immateriale. Una strategia e un impegno sinergici che hanno portato al miglioramento dell’accessibilità dei luoghi, alla diffusione delle informazioni sulle attività di interesse turistico, a sviluppare un’attenzione sulla sostenibilità e l’inclusione, a formare in maniera specifica le guide sul tema dell’arte sacra e del turismo religioso. Nella terra di don Camillo e Peppone, ecco che amministrazioni e comunità ecclesiastiche dialogano insieme per un risultato comune: promuovere un turismo esperienziale adeguato e innovativo che sappia cogliere le esigenze dei viaggiatori contemporanei che, soprattutto dopo il Covid (ma qui si è davvero partiti prima), sono desiderosi di un andare diverso, attento ai territori, spesso di prossimità e ricco di contenuti. L’altra faccia del turismo. Quello che va ben lontano dalla massa e che non ha certo problemi di overtourism. Qui le sfide sono altre e alte. «Trascorrere le vacanze in casa per molti italiani ha significato stare lontani da luoghi affollati per ritirarsi in posti ameni e silenziosi immersi nel verde, a volte a pochi chilometri dalla propria residenza. Luoghi di culto, chiese, conventi, monasteri, santuari, eremi hanno rappresentato una meta di pace, spesso in rete con i territori e i cammini, in grado di accogliere la domanda in forte crescita rispetto agli anni precedenti. Il turismo spirituale e religioso, da fenomeno di nicchia è diventato un segmento strategico per diversificare e destagionalizzare il settore che interessa ormai un turista su cinque. E su questo anche la nostra regione, che può vantare un patrimonio enorme, ha deciso di puntare e scommettere energie e risorse, mettendo a sistema persone, luoghi ed esperienze », dice Monica Valeri, responsabile del settore Turismo religioso di Apt Servizi Emilia Romagna, che insieme al collega Gianluca Bagnara racconta i progetti della Regione su questi temi nel libro “Dal circuito dei cammini e delle vie di pellegrinaggio all’esperienza dei Monasteri aperti” (Armando Editore, collana Turismo e territori dell’Ospitalità diretta da Simone Bozzato dell’Università di Roma Tor Vergata, pagine 128, euro 14).

Incontro con le Clarisse Monastero Lagrimone, Via di Linari - Foto Apt Servizi - Agata Cleri

Con il progetto dei Monasteri Aperti, in particolare, dal 2019, per tutto il mese di ottobre, in maniera capillare in tutto il territorio, «luoghi solitamente chiusi al pubblico, custodi ancora oggi di capolavori d’arte e di fede millenaria, aprono le porte per svelare momenti e spazi di vita religiosa e monastica proponendo incontri, visite, approfondimenti. Un esempio concreto – conclude Valeri – di turismo esperienziale che propone una forma autentica e innovativa d’incontro con i territori e le comunità». Sul portale online è possibile scorrere le proposte – per date, per luoghi, per attività – di esperienze originali e intime, tra arte e spiritualità, alla scoperta di luoghi sacri di grande bellezza e suggestione lungo i cammini del Circuito regionale dell’Emilia-Romagna. Incontri con frati, monaci e religiosi, visite guidate nei Monasteri, passeggiate fra le Pievi, escursioni lungo i Cammini verso Santuari e millenari luoghi di culto, degustazioni di antiche ricette monastiche, approfondimenti con esperti e docenti di storia dell'arte, concerti di musica sacra e di antichi e preziosi organi.

Battistero di Parma, il Portale del Redentore - Foto Diocesi di Parma

Un programma che si compone di giorno in giorno in stretta collaborazione con le quindici diocesi, in collaborazione con la Conferenza Episcopale Emilia-Romagna. Centinaia gli appuntamenti, che rendono pienamente l’idea di quanto fermento ci sia lungo le strade della fede in regione. «C’è un interessante risveglio di interesse e di partecipazione per un rituale antico, che è il pellegrinaggio – evidenzia il vescovo di Imola, Giovanni Mosciatti, delegato per il Tempo libero, il turismo e lo sport della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna –. Una riscoperta di luoghi e territori dal punto di vista naturalistico, culturale, artistico, soprattutto delle aree interne che fanno i conti con lo spopolamento e l’abbandono. Centri che custodiscono perle preziose, ma spesso inaccessibili. Da qui l’impegno e il dovere di trovare, da una parte, come stiamo cercando di fare ragionando in un’ottica di sistema, dei percorsi di valorizzazione, e dall’altra, lo stimolo a fare ancora di più, con buona volontà, per riuscire a rendere questi luoghi fruibili per tutti, creare nuove condizioni di riscatto, utilizzando opportunità di finanziamento e di promozione. Tanti i passi avanti compiuti in questi anni, tante le esperienze diffuse e promosse, tante le persone che danno il loro prezioso contributo e che ringrazio».

Pellegrini alla Pieve di San Michele, lungo la Via Romea Germanica Imperiale - Foto Apt Servizi - Dario Bondi

Cammini e vie di pellegrinaggio attraversano e abbracciano la regione, come una rete, con percorsi finiti, anche ad anello, o pezzetti di rotte ben più ampie. Sentieri come affluenti di un grande fiume di spiritualità che si smuove su sentieri polverosi, di fatica e di soste. Un passo dopo l’altro. Venti percorsi ufficialmente iscritti e definiti, tremila chilometri percorribili in 205 tappe totali, dal Cammino di Sant’Antonio a quello di Francesco fra Rimini e La Verna, dalla via Matildica del Volto Santo alla Romea Strata e la via degli Dei. Sulla valorizzazione del tratto di Via Francigena punta la diocesi di Parma, con l’intento di farne emergere lo spirito religioso e di fede che la caratterizza, rispetto all’approccio più turistico con cui spesso la si vive e promuove. Da domani a domenica 8 si terrà il pellegrinaggio mariano diocesano in un cammino di tre giorni da percorrere in gruppo, tutti insieme, con il vescovo Enrico Solmi, dopo un momento iniziale a Fontanellato, nel santuario dedicato alla Madonna: la prima tappa fra Costamezzana e Fornovo di 19 chilometri, la seconda verso la Pieve di Bardane, e poi Terenzo e Cassio (21 km), per finire a Berceto e al Passo della Cisa (altri 19 km). «Così si rafforza lo spirito del camminare insieme come comunità – dice Alberto Arena, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale del turismo di Parma e referente del prossimo Giubileo –. Attraverso uno stile di viaggio semplice ma ambizioso, conoscere luoghi legati alla nostra tradizione religiosa che spesso non vengono valorizzati». Uno stile che vale anche per i monumenti in città. In occasione di Monasteri Aperti, il 5, 12 e 19 ottobre, la diocesi promuove la visita esclusiva dedicata al Battistero di Parma, per ammirare e comprendere la simbologia dei tre portali e gli stupendi affreschi della cupola interna, visitare la mostra dell'Antelami e apprezzare la bellezza del ciclo dei mesi e delle stagioni. «Se molti turisti entrano in chiesa senza neanche fare il segno della croce, con questi percorsi cerchiamo di educare al rispetto dei luoghi, a viverli con un cuore aperto e uno sguardo più profondo». Dai Monasteri Aperti alla rete dei Cammini ecco un modello di turismo esperienziale innovativo e replicabile in altre realtà. Con istituzioni e chiese in dialogo, luoghi e sentieri che aspettano solo di essere percorsi. Oltre ai motori e al food, l’Emilia-Romagna presenta così le sue Valley dello Spirito e della Bellezza.