Nel farmaco diffuso domenica all'Angelus un invito che impegna. «Misericordia» in grani
Dopo l’Angelus di domenica, il Papa ha sorpreso e divertito la folla dicendo: «Vorrei adesso a tutti consigliare una medicina. Ma – ha scherzato – qualcuno pensa: "Il Papa fa il farmacista adesso?"». E ha aggiunto: «È una medicina speciale per concretizzare i frutti dell’Anno della fede». In piazza San Pietro effettivamente sono state distribuite circa 20mila scatolette, molto simili a quelle dei farmaci, contenenti un particolare "medicinale": la Misericordina, un "prodotto" nato in Polonia nel contesto della devozione alla Divina Misericordia, diffusa da santa Faustina Kowalska. Le confezioni di questo "farmaco" contengono un’immagine di Gesù misericordioso e un Rosario – con cui pregare anche la "coroncina della Misericordia" –, e hanno l’immagine di un cuore stampato sulla confezione: in latino misericordia dice il riferimento al cor, il cuore, inteso in senso spirituale e morale.
Questo medicinale – ha continuato il Papa – «fa bene al cuore e all’anima e a tutta la vita!» e, come spiega il bugiardino inserito nella scatoletta, va usato, per esempio, quando desideriamo la conversione dei peccatori, quando abbiamo bisogno di aiuto per una decisione difficile, quando ci manca la forza per resistere alle tentazioni, quando non riusciamo a perdonare. E va assunto una volta al giorno, o «tante volte quante chiede la tua anima». Con l’avvertenza che «quando è necessario un consiglio, o un’informazione aggiuntiva», bisogna «mettersi in contatto con un sacerdote».
Questa simpatica e insieme molto profonda iniziativa fatta conoscere dal Papa si può ricollegare già al magistero di Socrate. Infatti, la cura dell’anima è una nozione già di questo grande filosofo e uomo greco (morto per amore alla verità), secondo cui la cura di se stessi deve consistere, primariamente, nel divenire migliori, crescere nelle virtù dell’anima ridimensionando – che non vuol dire disprezzando – gli altri beni: vigore e bellezza del corpo, onore, gloria, potere, ricchezza...
Ma se la grecità era quasi globalmente convinta dell’autarchia dell’uomo nel curare se stesso, il cristianesimo ha invece insistito (si veda già la controversia tra Agostino e i Pelagiani) su un punto: l’uomo deve, sì, prodigare il suo impegno, deve, sì, esercitare la libertà per divenire moralmente migliore, ma, per essere pienamente curato e guarito, ha bisogno della grazia, del soccorso divino.
Per il Papa in particolare, l’essere umano ha bisogno della misericordia infinita di Cristo, il vero salvatore. Infatti, come Francesco ha detto prima dell’Angelus, «ci sono falsi "salvatori", che tentano di sostituirsi a Gesù: leader di questo mondo, santoni, anche stregoni, personaggi che vogliono attirare a sé le menti e i cuori, specialmente dei giovani».
Aveva ragione un acuto pensatore come Chesterton, il quale diceva che il dramma dell’uomo moderno spesso non è quello di non credere a nulla bensì di credere a tutto: per esempio, al potere messianico del comunismo, del nazismo, della scienza, della politica... E di credere a tutto con l’entusiamo e l’infedeltà tipici – ha aggiunto ieri mattina nella sua omelia a Santa Marta – del «progressismo adolescente». Ma si pensi inoltre al gigantesco business di maghi e cartomanti cui si rivolgono persino professionisti, politici e manager affermati.
L’uomo d’oggi non di rado crede anche a qualcosa di soprannaturale, ma sovente trascura il Dio della Rivelazione. Per questo, come il Papa continua a ribadire (anche sabato scorso), è necessaria «l’audacia di arrivare alle periferie esistenziali che hanno bisogno di sentire la vicinanza di Dio».