Opinioni

Migrazioni e rapporto con l'Africa: la necessaria svolta delle tre «u»

Marco Tarquinio mercoledì 23 gennaio 2019

Caro direttore,
mi sembra che sul neocolonialismo francese Luigi Di Maio ci abbia fatto sentire una delle poche cose giuste finora pensate e dette. Rileggo un passo dell’articolo di Federica Zoja pubblicato su ' Avvenire' di martedì 1° settembre 2015, a pagina 3: « Ancora oggi, l’Fca, prima ancorato al franco francese e poi all’euro, porta con sé una serie di lacci per 14 ex colonie africane: le nazioni cui è stato imposto nel 1945 devono versare l’8% del proprio Pil a Parigi, che oltretutto custodisce e gestisce riserve di valuta pregiata (euro e dollaro) delle ex colonie nelle proprie casse. È così che la Francia di François Hollande, sebbene azzoppata dalla crisi, non cola a picco». Oggi la Francia non è più di Hollande, ma la situazione è sempre quella. È bene che si dicano queste cose pubblicamente, così come fa sempre padre Mauro Armanino nel suo 'Diario irregolare' su questo stesso giornale, e non solo riguardo alla Francia. Ed è inutile che coloro che ora sono all’opposizione facciano tanto gli scandalizzati per la 'crisi diplomatica': Di Maio non ha detto altro che la verità, e gli accordi con i controllori dei lager libici per trattenere i migranti al di là del Mediterraneo ci avvicinano parecchio ai metodi francesi. Buon lavoro.

Fulvio Colombo Briosco (Mb)

Ha ragione, caro amico: i fatti sono fatti, e con essi bisogna decidersi a fare i conti. E con il fatto delle migrazioni verso l’Europa e dei rapporti delle nazioni europee con il resto del mondo, e con i popoli d’Africa in particolare, bisogna decidersi a farlo con umanità, umiltà, e urgenza. La chiamo la svolta delle tre 'u'. E il tempo per avviarla è inevitabilmente questo, proprio perché in esso azioni terribili di autentici criminali alle quali si sommano inazioni colpevoli e complicità propagandistiche di pseudo-statisti e di altri politicanti dei cosiddetti Paesi ricchi e civili continuano a provocare – mi cito e cito il nostro titolo di domenica scorsa, 20 gennaio 2019 – intollerabili stragi di vita e di verità. Già, bisogna proprio aprire gli occhi sull’Africa: sull’Africa francofona e franco-monetaria, sull’Africa più o meno anglofona, sull’Africa della penetrazione neo-ottomana, sull’Africa 'cinesizzata' (che coincide ormai con tutte le altre) e sulle altre realtà di un continente così vicino e così lontano, ma comunque e sempre depredato, e che oggi più che mai è a 'forte emigrazione forzata' (soprattutto inter-africana, come sanno, i bene informati e dunque, certamente, anche lei e tanti altri nostri lettori). Ma fatti con cui bisogna fare i conti sono anche i salti logici di certe correlazioni, come quella, infondata, tra Cfa (il franco africano) e i flussi di migranti. La politica francese in Africa può essere contestata senza bisogno di forzature e link arditi... Le vittime dei trafficanti di esseri umani attraverso il Mediterraneo provengono infatti della stesse rotte sub-sahariane e dalla medesime sponde nord-africane, ma arrivano da diversi Paesi e in maggioranza da aree del mondo delle cui sofferenze la Francia (ancora detentrice di una posizione di privilegio in seno all’Onu, facendo parte de ristrettissimo 'club del diritto di veto') è corresponsabile come tutti i 'grandi', ma non ne è principale motivo e origine. Dobbiamo avere l’onestà di dire che ognuna di quelle persone è vittima e potenziale 'condannato alla morte in mare' non perché un Paese è più cattivo e predone di altri, ma perché consentiamo una «economia che uccide» (vita, libertà e dignità) e una «politica sottomessa» e complice di queste logiche. E perché le strade sicure per i migranti e profughi sono rese a tanti impercorribili e i percorsi regolari – umanitari e, diciamo così, ordinari – continuano a essere ridotti ai minimi termini per i più poveri e deboli. E dobbiamo avere l’onestà di riconoscere che la vergogna dei lager libici, condannati senza scampo dai Rapporti delle Nazioni Unite, pesa sulla coscienza dei carcerieri, ma anche su quella dei politici che con costoro hanno stretto accordi (simili a quelli che vengono stretti da sempre con i satrapi di turno). Accordi e assegni firmati sulla pelle di uomini, donne e bambini senza voce e senza potere. Se ne esce – insisto – con la svolta delle tre 'u': umanità, umiltà e urgenza. E chi accusa gli altri deve saper essere conseguente ed esemplare.