Le hanno paragonate alle scene dei detenuti in fila nei campi di concentramento per la disinfestazione. Troppo? Probabilmente sì. Di certo, però, le immagini choc filmate di nascosto dai profughi stessi – che mostrano persone in fuga da guerre e persecuzioni costrette a spogliarsi all’aperto in dicembre nel centro di contrada Imbriacola per fare una doccia anti-scabbia – si legano a quelle di 70 giorni fa, quando i sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre bruciarono i materassi davanti alle telecamere della Rai per protesta contro le condizioni nelle quali vivevano: costretti a dormire all’addiaccio e nella sporcizia insieme ai propri bambini. Perché da allora nulla è cambiato. Sono scene figlie della stessa situazione che si può definire con una sola, noiosa parola: vergogna. La ragione del degrado è semplice: il centro lampedusano è stato costruito per ospitare 900 persone, ma 27 mesi fa, durante una rivolta, venne bruciato per due terzi. Oggi potrebbe ospitarne 250, ma il numero con l’emergenza quintuplica. Allora ci si stringe oltre ogni limite fisico, si dorme all’aperto in un luogo dove girano anche i cani randagi. Chi resta oltre il cancello si prende scabbia e pidocchi, e i bagni diventano impraticabili. Inumano.Eppure i soldi per ricostruire gli alloggi bruciati – cinque milioni – ci sono, ma vagano nei meandri giudiziari dei ricorsi contro la gara d’appalto. Nel quadro ben si inserisce l’indifferenza mostrata nel video dagli operatori di Lampedusa Accoglienza, l’ente gestore membro del Consorzio Sisifo di Legacoop, cui vanno 29,4 euro al dì per ogni ospite e il cui amministratore delegato Galipò è stato rinviato a giudizio per truffa aggravata e continuata. Per quella cifra è troppo chiedere il rispetto dei diritti umani?Vogliamo ancora pensare che l’Italia fermi questo degrado nel suo lembo più estremo. La reazione sdegnata delle istituzioni dello Stato fa sperare. Ma tutto ciò non basta. Ha ragione il vescovo di Agrigento Francesco Montenegro a chiedere che, come cinque anni fa, Lampedusa torni ad essere porto di passaggio dove si viene soccorsi e in 48 ore si riparte. Ogni giorno in più diventa una violenza. L’eroismo e la solidarietà dimostrati dall’isola verso i migranti non meritano questa pagina nera.