Non era scontato che accadesse, e invece è accaduto: Meriam vivrà. Perché c’è stato un giudice a Khartum. E perché tanta gente – persone semplici, operatori umanitari, uomini di legge, politici importanti – è stata capace di mettersi al suo fianco, con la parola, la preghiera, l’impegno. Meriam vivrà e vivrà da donna libera, da cristiana sudanese sollevata dal peso di un’assurda condanna a morte per «apostasia dell’islam», da sposa restituita al proprio sposo, da madre certa di non vedersi strappati i figli. Meriam vivrà. Sappiamo bene che per lei, come per tutti coloro che sono perseguitati a causa della fede che nutrono e che non smettono neanche davanti alle minacce più terribili, niente è ora più facile. Ma il mondo oggi è un posto un po’ migliore e più giusto. Possiamo essere felici di questo. E dobbiamo sperare e fare di più.