Il direttore risponde. Menzogne svelate. E bestemmie
Caro direttore,
nei giorni scorsi, subito dopo la morte del cardinal Martini, mi è capitata una cosa che desidererei condividere con lei e con tutti i lettori del nostro giornale. Mia nonna è la sorella maggiore di un numeroso gruppo di fratelli e sorelle che, specialmente in questi ultimi anni, stanno incontrando problemi di salute via via più importanti. I due fratelli maggiori sono – per esempio – allettati a causa di un ictus e uno dei due, pur comprendendo tutto quello che gli si dice, non è più in grado di parlare. La comunicazione – e che comunicazione, glielo garantisco! – si fa con gli occhi, gli occhi di una sorella maggiore che ha "tirato su" i piccolini uno a uno nel povero Veneto degli anni 40 e 50. Credo che per persone così, il "fine vita" sia un argomento molto più reale che l’oggetto astratto di discussioni ideologiche, come avviene spesso nel dibattito pubblico sul tema. Seguendo sui giornali e alla televisione l’addio al cardinal Martini, mia nonna è venuta a chiedermi spiegazioni del fatto che il cardinale si fosse fatto «addormentare» – come lei aveva capito dai media. Capisce, caro direttore, che grande responsabilità morale i media hanno avuto nel comunicare le ultime ore del cardinal Martini? Non crede che i fedeli considerassero Martini come esempio da imitare e che una comunicazione maligna abbia delle pesantissime conseguenze morali e deontologiche per chi la effettua? Appropriarsi dell’autorevole figura del defunto cardinal Martini par gettare confusione nel popolo tra eutanasia e rifiuto di accanimento terapeutico è una colpevole e indegna manovra di plagio, non ci sono altre parole.
Luciano Checchinato, Milano