Il direttore risponde. Medio Oriente, diritto alla pace
Caro direttore,
come amico del popolo israeliano e degli ebrei sparsi nel mondo, di cui ho sempre ammirato la grande originalità e intelligenza, devo dire che spesso queste doti vengono smentite dai loro dirigenti politici.
Purtroppo non rappresenta un’eccezione, infatti quest’anomalia è presente in altri Paesi... Vorrei dire con molta serietà, dovuta al rispetto per i morti dell’una e dell’altra parte, che uccidere con azioni mirate un generale palestinese nel quadro del 'diritto alla difesa' mi pare, in termini strettamente politici, un’offesa all’intelligenza. Forse non sanno che, parafrasando una frase famosa, «morto un generale se ne fa un altro» e in più si alimenta il circolo vizioso delle vendette reciproche. Ma ciò che è più importante, il sacrosanto 'diritto alla difesa' viene del tutto vanificato.
Mario Tonini Bossi, Torino
Ci sono sempre più motivi per atti che producono sconquassi. E chi conosce gli scacchi sa che i 'pezzi' non si muovono o sacrificano secondo logiche sempre evidenti. Il dramma, caro signor Tonini Bossi, è che sulla scena mediorientale a essere tragicamente sacrificati sono 'pezzi' di umanità e gli sconquassi militari e politici cui stiamo assistendo non sembrano proprio preludere all’apertura di una via praticabile per uscire da uno stato di guerra lunga più di sessant’anni. La cosa più grave di tutte, perciò, è che si continua a vanificare il più sacrosanto dei diritti, che non è quello alla difesa, ma quello dei popoli a vivere in pace, nella giustizia e nella libertà, con sicurezza.