Si aggravano in Egitto le conseguenze del caso Regeni: anche nelle ultime ore incriminazioni e arresti tra i giornalisti che diffondono notizie discordanti da quelle del regime. Il capo dell’agenzia Reuters è sotto indagine. Cento persone sono state fermate per strada e portate via. È stato arrestato il presidente del Consiglio di amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, una ong che faceva da consulente per la famiglia Regeni. Lo scontro è all’apice della violenza.A questo punto, ci sono due soluzioni: o la giustizia secondo la verità della famiglia o la giustizia secondo la verità dello Stato. A guardar bene, sono le due soluzioni che confliggevano già nel caso di Antigone: Antigone voleva seppellire il fratello, morto combattendo contro la sua città, per obbedire a una legge morale che sentiva dentro di sé, ma la legge ufficiale glielo vietava. Ha obbedito alla prima legge, che era la legge della famiglia, ha disobbedito alla seconda legge, che era la legge dello Stato. Tra coscienza e Stato ha obbedito alla coscienza. Ma non tutti le danno ragione. Hegel le dava torto. Diceva che il diritto della famiglia è un diritto arcaico, il diritto dello Stato è un diritto moderno. Quando sono in conflitto, è giusto che vinca il diritto moderno.Oggi Edward Luttwak dà torto alla famiglia Regeni e allo Stato italiano e dà ragione allo Stato egiziano. Dice che la famiglia di Giulio Regeni, insistendo nel volere "la verità", combina un disastro. Perché così facendo danneggia lo Stato-Egitto, che è un baluardo contro il terrorismo, contro il Daesh, che tanti chiamano Isis, contro la criminalità. Interesse di tutto l’Occidente, dice Luttwak, è rimettersi a una giustizia dello Stato, cioè in questo caso del presidente dell’Egitto, il quale «due poliziotti da sacrificare li troverà di sicuro», e saranno comunque due poliziotti che quella sorte la meriteranno. L’Italia sta sbagliando tutto, dice il politico americano, consigliere del Pentagono. Ogni errore si paga, e nel caso di Regeni, impuntandosi, l’Italia perde commesse per 5 miliardi di dollari.La conseguenza è che noi, come Italia, ci troviamo adesso in una situazione in cui la giustizia non è attuata, e non sappiamo come si possa attuare. È impunito il caso-Regeni, ed è impunita tutta l’area dei casi consimili, che non sono pochi. Noi dovevamo affidarci allo Stato-Egitto, lasciare che i servizi di quello Stato cercassero una "verità" che fosse «dignitosa» per l’Egitto e per l’Italia. "Se il nostro ambasciatore in Egitto e il nostro ministro degli Esteri avessero semplicemente chiesto una partecipazione alle indagini che salvasse la faccia ad entrambe le parti", l’Egitto avrebbe preso due poliziotti e li avrebbe puniti, e a questo punto tutti (compresa la famiglia Regeni) diremmo: giustizia è fatta, il caso è chiuso. Invece vogliamo la verità. E così non abbiamo né la verità né la giustizia.È un ragionamento politico impiantato sui canoni di Machiavelli. Tanti casi come quello di Regeni fino a ieri sono stati risolti così, con la vittoria della ragion di Stato. Ma dall’avvento delle democrazie in Europa e dall’aumento di potere della comunicazione, in casi come questo tra i due Stati in conflitto s’inserisce un terzo elemento, l’opinione pubblica. Ma chi ha definito «depistaggio» il tentativo egiziano di presentare come colpevoli i cinque «banditi di strada», peraltro già uccisi? Il
New York Times. Chi ha definito «vergognoso» il tentativo francese di subentrare all’Italia nelle commesse con l’Egitto? Ancora il
New York Times. E chi ha usato lo stessa espressione, «vergogna», per invocare giustizia e per mettere all’angolo gli inquirenti egiziani? Il
Times di Londra. Non è solo la stampa italiana a farsi sentire, non è solo il Governo italiano a rifiutare la
combine, è l’opinione pubblica mondiale che la rende non-credibile e dunque non-possibile.I princìpi del machiavellismo sono paralizzati e inefficaci nei Paesi dove c’è comunicazione di massa. Machiavelli viene squalificato non dalla morale o dalla giustizia, ma dall’informazione. Se fosse solo un ministro a voler giustizia, sarebbe possibile una soluzione concordata. Ma è l’opinione pubblica. Qui si tratta di convincere e placare l’opinione pubblica, noi gente, noi giornali, noi tv.
Hic Rhodus, hic salta.