Sabato 9 giugno. Macerata-Loreto, in marcia un popolo che cerca
«Che cercate?». Sono le prime parole di Gesù che Giovanni riferisce quando scrive il suo Vangelo. La risposta è un’altra domanda: «Maestro, dove abiti?». «Venite e vedrete». In questo dialogo sta l’essenza del cristianesimo: solo il fascino di un’esperienza, qualcosa che si può vedere e toccare, può mettere in movimento l’uomo, rispondendo alla ricerca di senso che abita nel cuore di ognuno di noi.
Il pellegrinaggio è per sua natura un gesto profondamente umano: gente mossa da un desiderio che si mette in cammino, cerca una risposta alle domande sull’esistenza. Oggi, sabato, saranno in tanti a camminare – centomila l’anno scorso – durante il pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto promosso da Comunione e Liberazione in collaborazione con le diocesi delle Marche e giunto quest’anno alla quarantesima edizione. Arriveranno soprattutto, e dalle piu diverse esperienze, giovani ai quali il titolo di questa edizione ripropone la domanda di Gesù: «Che cercate?».
In queste settimane gli organizzatori hanno chiesto a chi si iscriveva di inviare dei contributi scritti sul tema, e sono stati raggiunti da una valanga di testi e di testimonianze che documentano quanto sia viva quella domanda e il desiderio di una risposta. È una dinamica che si muove nell’onda lunga lanciata da papa Francesco, che per il prossimo mese di ottobre ha convocato il Sinodo mondiale dei vescovi proprio per intercettare i cammini di ricerca lungo i quali si muovono i giovani. A loro il Papa chiede di andare fino in fondo alle domande che li animano, e chiede alla Chiesa di accompagnare questa ricerca senza la preoccupazione di servire sul piatto una risposta preconfezionata, convinto com’è che il cristianesimo non si diffonde per proselitismo, ma per attrazione, non è la continua riproposizione di precetti e divieti, ma un grande "sì".
Nel messaggio inviato come ogni anno ai pellegrini don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Cl, cita una frase di Sant’Agostino: «Cerchiamo con il desiderio di trovare, e troviamo con il desiderio di cercare ancora». E ricorda che noi tutti «siamo sete di vita e non ci accontentiamo finché non troviamo ciò che la sazia. Possiamo fare di tutto per mettere a tacere il cuore, possiamo persino pensare di essere sbagliati non essendo mai soddisfatti da quello che troviamo, e invece questo è proprio il segno della nostra grandezza».
Il cammino notturno da Macerata a Loreto, lungo 28 chilometri, è fatto di gesti semplici ed essenziali che esprimono la sete di vita: preghiere, canti, momenti di silenzio, ascolto delle testimonianze di chi cerca e non ha ancora trovato, di chi ha trovato ma continua a cercare per vivere una familiarità sempre più stretta con Colui che può saziare la sete. Tanti, tantissimi giovani, insieme ad altri che – anche se anagraficamente non lo sono più, come il vescovo Giancarlo Vecerrica che all’età di 78 anni guiderà anche stavolta il pellegrinaggio, come fa dal 1978 – continuano a coltivare lo struggimento di un desiderio che non si esaurisce mai.
Migliaia di sconosciuti, almeno per quella notte, diventano compagni di strada, accomunati dalla stessa tensione. Un popolo che crede e non presume, che prega e non inveisce, che vuole l’incontro e non lo scontro, che costruisce e non distrugge, che sogna un altro mondo e si rimbocca le maniche per farlo. Un popolo di cercatori, che all’alba arrivano nel santuario di Loreto dove si custodisce la memoria di un "sì" pronunciato duemila anni fa da una ragazza di sedici anni, un "sì" che ha terremotato la sua esistenza di donna e ha cambiato la storia.