Il direttore risponde. Politica e antipolitica, non possiamo accontentarci
Caro direttore,davvero l’Italia è gattopardescamente condannata a cambiar tutto perché non cambi mai niente? Questo disarmante dubbio m’è ritornato alla mente davanti alle recenti polemiche tra sostenitori della politica e dell’antipolitica. Mi sbaglio o c’è già stata questa fase, all’indomani di Mani Pulite, quando "scesero in campo" volenterosi italiani che, "avendocelo duro" ed essendosi "fatti da soli", si proponevano di portare in politica un nuovo "spirito imprenditoriale", atto a trasformare l’Italia in "azienda Italia" in modo di affrontare per tempo le "nuove sfide della globalizzazione"? Sono un ingenuo a ritenere la politica "scienza e arte del governare", campo per idee e programmi frutto di precise analisi e di sintesi, e non piazza per dilettantismi e scorribande istrionesche? Sono un nostalgico a ritenere che la comunanza di idee e programmi possa e debba organizzarsi in (pochi) seri partiti, capaci di dibattere tra loro democraticamente su quegli aspetti della vita nazionale che rientrino, per dirla con Gesù, nelle responsabilità di Cesare? I politici rubano? Chi sa denunci! Ormai mi accontenterei, mi creda direttore, che rubassero in modo vantaggioso per loro stessi, in modo cioè competente, in modo cioè da trovar da rubare anche il giorno dopo! L’avvento messianico dell’antipolitica l’abbiamo già sperimentato: da rubare è rimasto ancora qualcosa o si è ipotecato anche il futuro di qualche generazione? Insisto: dalla politica ho il diritto di attendermi onestà e competenza, ma, costretto a scegliere tra le due, oggi scelgo la competenza! Se poi, per intercessione del beato Toniolo, le due virtù tornassero compagne anche tra uomini e organizzazioni votati alla politica, anche tra i partiti, beh, allora l’Italia sarebbe qualcosa di più e di meglio di un’azienda! Con tanta cordialità, e grazie per Avvenire.Francesco Zanettin, Galliera Veneta (Pd)
Io non mi accontenterei, caro signor Zanettin, e sono convinto che neanche lei – nonostante la sua scintillante e amara disillusione –. Onestà e competenza devono essere sorelle, anche in politica. Contiamo sull’intercessione del beato Toniolo, sulle nostre forze e, ancora per un po’, su quei politici attuali e su quegli aspiranti politici che non sono né ciechi né sordi... Ricambio la bella cordialità e il grazie.
Marco Tarquinio