Opinioni

Scienze in inglese / Perché si. Scienze in inglese, la strada è già aperta e serve ai bambini

Paolo Lambruschi martedì 3 febbraio 2015
Premetto che la mia esperienza della scuola di questo tempo è quella di un papà di due alunni della scuola pubblica dell’obbligo. Comunque, da cittadino e contribuente, penso che l’insegnamento di una materia come scienze naturali in inglese alle elementari sia una sfida da raccogliere. È questa infatti l’età più indicata per apprendere una lingua straniera. Inoltre i dati ministeriali sull’attivazione di percorsi didattici linguistici nell’85% delle materne del Belpaese costituiscono un buon trampolino di lancio.  Ci sono controindicazioni, certo, ma nessuna induce a rinunciare a questa offerta linguistica nelle scuole italiane. Non capisco, infatti, perché le famiglie italiane (perlomeno quelle che possono permetterselo, anche con molti sacrifici) debbano sborsare migliaia di euro in corsi di lingue extracurricolari ed estivi per adolescenti per rimediare alle lacune linguistiche. C’è carenza di personale insegnante in possesso di un livello di conoscenza dell’inglese adeguato? Il Miur nel 2014 ha formato circa 4mila docenti delle superiori per insegnare materie non linguistiche in una lingua straniera secondo la metodologia Clil. Se la strada è stata aperta, i fondi si possono trovare per istituire percorsi formativi del corpo docente anche in scuole di altro ordine e grado. Ancora, c’è chi dubita sull’efficacia dello studio delle scienze in inglese e sull’interesse degli alunni delle elementari. A me pare, però, che la curiosità verso natura e ambiente – l’oggetto di studio delle scienze naturali – siano forti nei nostri bambini, come dimostra banalmente il successo di documentari e film d’animazione dedicati a questi temi. E che invece si potrebbe riscontrare un grado di attenzione inatteso tra gli scolari. Quanto all’utilità, familiarizzare con l’inglese scientifico non può che agevolare la generazione che dovrà competere – si spera anche cooperare e collaborare – con coetanei che l’inglese già lo maneggiano in un contesto europeo e globale con cui dobbiamo imparare a misurarci. Ci sono problemi più urgenti cui destinare i fondi? Per me imparare bene l’inglese è prioritario. L’ultima obiezione è, infine, che sarebbe meglio studiare l’italiano. Non mi pare un obiettivo in contraddizione, anzi. Ed è comunque attuabile a costo zero, cominciando a intensificare studio ed esercizio della vecchia, cara grammatica.