Ma l'elettricità non è tutta pulita Vero, per questo serve la «scossa»
Gentile direttore,
l’articolo di Alberto Caprotti pubblicato da “Avvenire” il 14 aprile squarcia il velo sulla superficialità e l’ignoranza tecnica che avvolge molti ambientalisti ingenui e sprovveduti. Per far marciare le macchine elettriche bisogna caricarle possibilmente di notte per rendere uniformi i consumi di energia elettrica. Escluso il fotovoltaico restano poche alternative. Se l’obiettivo è ridurre la produzione di CO2, le scelte sono poche e dall’esperienza del passato sono queste: energia idroelettrica ed energia elettronucleare. Il professor Savaresi, citato nell’articolo, afferma che in Francia – dove gran parte dell’energia elettrica è prodotta da centrali elettronucleari –, le emissioni sono 51g/kWh; in Italia, invece, 371 g/kWh. In Estonia per alimentare un’ipotetica auto elettrica si producono ben 1.176 g/kWh perché in quel Paese l’energia elettrica proviene da centrali termoelettriche alimentate a carbone. Sarebbe perciò interessante sapere a che livello si pone la produzione di CO2 per le centrali termoelettriche e i più efficienti motori a combustione che muovono le nostre automobili. Qualcuno, molto sensibile, potrebbe anche chiedersi da dove provengano le materie prime per costruire le batterie per le auto elettriche. Certo è che anche in questo caso è implacabile la famosa legge di Lavosier: «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma».
Noi, gentile amico lettore, indichiamo i problemi per risolverli, perché sarebbe assurdo e sommamente autolesionista far finta che non ci siano o che si possa continuare con le vecchie prassi che surriscaldano e inquinano la «casa comune». Lavoriamo per far sì che ci siano sempre meno ambientalisti superficiali e sempre più “ecologisti integrali” e perché si ritrovino a essere ininfluenti gli oggi ancora potenti propagandisti del “ laisser faire, laissez aller”. Non si può lasciar correre tutto sugli attuali binari verso il disastro... Il nostro antropizzato e violentato mondo non è indirizzato nella direzione giusta: non serve mitizzare a prescindere l’«elettrico», ma continuare a dargli – a darci – una “scossa” utile e seria verso un’autentica conversione ecologica.