Il doloroso «caso Mercier». Ma che cos'è l'aborto se non spezzare una vita?
La recente vicenda di Stéphane Mercier, docente presso l’Université Catholique de Louvain, è nota in Belgio e sta rapidamente facendo il giro del mondo cattolico e laico. Le autorità accademiche hanno sospeso il corso di cui era incaricato e posto sotto indagine interna all’ateneo il professor Mercier (con rischio di licenziamento) dopo aver acquisito documentazione sul contenuto di una sua lezione agli studenti nella quale egli classificava eticamente l’aborto volontario come 'omicidio' di un essere umano innocente. L’ateneo fa sapere che «il diritto all’aborto è iscritto nel diritto belga e il testo di cui siamo venuti a conoscenza è in contraddizione con i valori sostenuti dall’Università. Il fatto di veicolare posizioni contrarie a questi valori durante l’insegnamento è inaccettabile». Non è stato esplicitato a quali 'valori sostenuti dall’Università' di Lovanio il comunicato si riferisca, ma possiamo ragionevolmente supporre, stante il riferimento al 'diritto belga', che essi abbiano a che vedere con la distinzione tra la sfera della legge morale e quella della legge civile e i rapporti tra l’insegnamento della Chiesa cattolica e le scelte politiche di uno stato laico. In ogni caso, sembra impossibile esimerci dall’auspicio che l’esito della vicenda salvaguardi al medesimo tempo la libertà di insegnamento, che sta a fondamento di ogni università in uno Stato democratico, e la autorevole posizione morale della Chiesa sull’aborto, che è parte costitutiva e organica del progetto culturale proposto e dei 'valori sostenuti' da ogni istituzione accademica che si qualifica pubblicamente come 'cattolica'.
Sulla libertà di insegnamento dei docenti non occorre spendere parole. È come l’aria che si respira: senza di essa una università muore, perché viene meno la sua originaria vocazione di ricerca e trasmissione del sapere guadagnato attraverso la libertà dello studio e dell’indagine scientifica.
Quanto alla posizione della Chiesa rispetto alla soppressione intenzionale del concepito prima della sua nascita, essa è e resta immutata da secoli, costituendo uno dei capisaldi culturali e morali della concezione antropologica cattolica ripresa e ribadita ultimamente da papa Francesco. Poche dottrine morali cristiane possono vantare una lunga, consistente e coerente tradizione come quella che concerne l’aborto volontariamente procurato, che a buon titolo può essere considerata patrimonio permanente dell’insegnamento antropologico e morale proposto dalla Chiesa. Secondo la Bibbia, la vita umana è sacra e inviolabile in ogni fase della sua esistenza, anche prima della nascita, quando l’uomo è già in rapporto personale e amoroso con Dio (cf. Sal 71, 6; Is 46, 3; Ger 1,4-5; Gb 10, 8-12). La Tradizione cristiana è unanime, dalle origini fino ai nostri giorni, nel qualificare l’aborto come disordine morale particolarmente grave. «Non ucciderai con l’aborto il frutto del grembo», recita l’antico testo della Didaché ( V, 5), e Tertulliano aggiunge: «L’impedire di nascere è un omicidio anticipato» ( Apologeticum IX, 8). Più recentemente, il Concilio Vaticano II dichiara che «l’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti» ( Gaudium et spes, 51). Papa Francesco, fra l’altro, in un’intervista a Tv2000 ha ribadito che l’aborto è un «crimine orrendo» e, mentre suggerisce di favorire la riconciliazione con Dio delle donne e dei medici che l’anno praticato, ricorda che «l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente» ( Misericordia et misera, 12).
Rimane pertanto da comprendere il significato di ciò che è stato dichiarato dal portavoce della Conferenza episcopale belga: «Le parole di Stéphane Mercier mi sembrano caricaturali. La parola omicidio è troppo forte: presuppone una violenza, un atto commesso in piena coscienza, con un’intenzione, e questo non tiene conto della situazione delle persone spesso nella più grande angoscia». Ci auguriamo che la pur severa procedura disciplinare promossa dall’Università cattolica di Lovanio aiuti una chiarezza opportuna e attesa su questa vicenda.