L'intervento. Lotta totale alle malattie infettive o perderemo i progressi compiuti
Peter Sands
Gentile direttore,
la pandemia di Covid-19 rischia di compromettere anni di progressi conquistati a caro prezzo nella lotta globale contro le malattie infettive. In Africa, non solo molte persone potrebbero morire a causa di questo nuovo e terrificante virus, che ha già colpito duramente l’Italia e altri Paesi ricchi, ma potrebbero registrarsi molti altri decessi dovuti all’interruzione dei programmi di prevenzione e cura di altre malattie, come l’Hiv, la tubercolosi e la malaria. La posta in gioco è altissima.
Se i sistemi sanitari crollano o i servizi di cura e prevenzione vengono interrotti, i decessi per Hiv, tubercolosi e malaria saranno di gran lunga superiori ai quelli dovuti al Covid-19. Le analisi dell’Oms, di Unaids e di altre organizzazioni suggeriscono che i decessi per Hiv, tubercolosi e malaria potrebbero raddoppiare, cancellando anni di progressi, se non agiamo con determinazione per proteggere i sistemi sanitari e i programmi di prevenzione e cura. Anche regioni più ricche, come l’Europa, hanno faticato a gestire il nuovo virus, con sistemi sanitari al collasso, quasi 190mila morti e le economie e i mezzi di sussistenza messi a dura prova. Nei Paesi a basso e medio reddito, dove le reti di sicurezza sociale non esistono e i sistemi sanitari sono già di per sé deboli, l’effetto potrebbe essere di gran lunga peggiore.
Mentre molti Paesi hanno intrapreso azioni decisive per rallentare la diffusione del virus, gli approcci di isolamento non saranno sostenibili a lungo nei Paesi a basso e medio reddito in cui le persone devono lavorare tutti i giorni per mangiare e dove i governi non hanno le risorse per compensare la perdita di reddito. Inoltre, le strutture di assistenza medica per i malati gravi sono limitate o inesistenti nella maggior parte di questi Paesi.
Per questo motivo il Global Fund ha messo rapidamente a disposizione un miliardo di dollari per sostenere i Paesi nella risposta al Covid- 19, per attenuare l’impatto sui programmi relativi a Hiv, tubercolosi e malaria e per colmare le principali carenze immediate dei sistemi sanitari. Pur essendo uno dei Paesi più colpiti dal virus, l’Italia è stato il primo donatore pubblico a dare un contributo ufficiale per la battaglia contro il Covid-19 del Fondo globale, che fornisce dispositivi di protezione personale per le strutture sanitarie. Per combattere la pandemia abbiamo bisogno di vaccini, terapie e sistemi diagnostici e dobbiamo assicurarci che arrivino a tutte le persone più vulnerabili. Per questo il Fondo globale si è unito ai leader mondiali, tra cui il Presidente del Consiglio italiano, il 24 aprile, per lanciare l’«Access to Covid-19 Tools Accelerator» e avrà un ruolo importante nella distribuzione di test e terapie nei Paesi a basso reddito Dobbiamo anche rafforzare la protezione degli operatori sanitari. L’Africa conta già un rapporto pro capite di operatori sanitari più basso rispetto ad altre parti del mondo.
Non possiamo permetterci di perderne nemmeno uno per malattia o necessità di restare in isolamento. Sono cruciali per la lotta contro il Covid-19 e per la lotta contro l’Hiv, la tubercolosi e la malaria. In Paesi come il Burkina Faso e l’Etiopia, per esempio, è fondamentale riuscire a garantire l’accesso a forniture sufficienti di mascherine, guanti e camici per proteggere gli operatori sanitari, e dobbiamo dare loro la formazione necessaria. Abbiamo appreso molte lezioni dalla lotta contro l’Hiv, la tubercolosi e la malaria. Sappiamo che la leadership a livello di comunità è essenziale per il contenimento delle malattie infettive. Abbiamo imparato che il rafforzamento dei sistemi sanitari è fondamentale per ridurre i decessi.
Siamo consapevoli del fatto che, se non ci occupiamo dei più poveri ed emarginati e non proteggiamo i diritti umani, non potremo sconfiggere la malattia. L’Hiv e l’Aids, l’ultima grande pandemia che ha colpito l’umanità, ha ucciso oltre 32 milioni di persone e ne uccide ancora circa 770mila all’anno. L’Hiv ci ricorda che un ritardo nella creazione di una comunità globale per combattere il Covid-19 potrebbe portare alla morte di milioni di persone. La creazione del Fondo globale nel 2002 ha contribuito a fermare l’esplosione di morti per Hiv in tutta l’Africa. Da allora i decessi annuali legati all’Aids sono più che dimezzati.
Ma nel condurre la lotta contro la Covid-19 dobbiamo riconoscere che il successo deve essere misurato in termini non solo di vite salvate dal virus ma anche di prevenzione della perdita di ulteriori vite a causa di altre malattie. La battaglia contro le malattie infettive non può essere contro un virus in particolare ma un impegno finalizzato a rendere il mondo più sicuro per tutti, senza lasciare indietro nessuno. Un concetto di sicurezza sanitaria globale concentrato solo sulle minacce per gli abitanti dei Paesi ricchi non funzionerà.
Non possiamo permettere che Covid-19 diventi un’altra battaglia vinta a metà, come quelle contro l’Hiv, la tubercolosi e la malaria, dove gran parte del mondo vive libera dalla loro minaccia mentre i più poveri e vulnerabili continuano a morire. Dovunque non otteniamo risultati mettiamo a rischio l’umanità intera. Sostenendo la lotta globale contro il Covid-19 nei Paesi più vulnerabili – e continuando a sostenere la battaglia contro Hiv, tubercolosi e malaria – l’Italia riconosce che il mondo non sarà sicuro finché non saremo tutti al sicuro. Dobbiamo agire con decisione per rispondere alla pandemia, e dobbiamo agire insieme.
Direttore esecutivo del Fondo globale per la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria