La strage di donne uccise . L'orrore degli uxoricidi. L'equilibrio che manca
Il presidente del Consiglio ha appena messo questa dichiarazione su Facebook: «Negli ultimi giorni in Italia s’è compiuta una strage. Da nord a sud, dall’Alto Adige alla Sicilia, nell’arco di una settimana siamo costretti a registrare un bilancio orribile: madri e figlie hanno perso la vita per mano di compagni o ex-compagni. Più in generale, per quanto sia in calo il numero degli omicidi, quello dei femminicidi stenta ad abbracciare una decisa curva discendente. Le donne continuano a essere vittime di violenze, di sopraffazioni, di vecchi retaggi culturali, ancora oggi capillarmente diffusi e spesso “giustificati” dal troppo amore. Ma l’amore non uccide, non mortifica, non fa mai male».
Dunque, è un “cattivo amore”, un amore sbagliato, che provoca i femminicidi, l’uccisione della donna con la quale si vive. Non si va più d’accordo. Lei vuole lasciarci, o ci ha lasciati. Va a vivere con un altro. Vuole portarci via il figlio o la figlia. Ci tradisce. Ma allora, perché chiamarli “femminicidi”?
Noi la uccidiamo in quanto femmina o in quanto moglie, o variante della moglie, compagna, amante? Ho già combattuto questa battaglia, anche su questo giornale, sostenendo che non sono femmine ma mogli, o varianti della moglie, e che dunque questi sono uxoricidi. Ma non mi vedo seguìto. Ci sono battaglie, pur giuste, che non si riesce a vincere. Questa l’ho persa. Nella percezione comune, l’uomo uccide la moglie o compagna in quanto donna, lui forte lei debole, lui giustiziere lei giustiziata. Il presidente del Consiglio aggiunge: «Siamo consapevoli che non è sufficiente agire solo sul piano normativo. La violenza sulle donne è anche un problema culturale ed è per questo che lavoreremo nelle scuole, tra i ragazzi e le ragazze, perché è da lì che deve partire il cambiamento ».
E nell’informazione, naturalmente. Sui giornali, sui telegiornali. Nei femminicidi c’è sempre una buona dose d’ignoranza, d’impreparazione e immaturità. L’uomo (il ragazzo, l’adulto, il maturo, il vecchio) uccide perché non sa, non capisce, si trova sbalestrato. Uccide nelle svolte della vita, quando la vita cambia strada e lui non conosce la nuova strada. Ci sono ragazzi che uccidono la ragazza incinta non nonostante che sia incinta, ma proprio perché è incinta. Sono impreparati a vivere. Titoli come: “Violenza sulle donne, un reato ogni 15 minuti”, parlano contro la civiltà di un popolo, un crimine ogni 15 minuti è un veleno che scorre nella società.
Quando la vita ha una svolta, la donna imbocca il nuovo corso, si sposta e prosegue. L’uomo non ce la fa. L’uomo abbandonato si sente tradito e vuol far subito giustizia. Può darsi che prima vivessero litigando, ma nel litigio lui trovava il proprio equilibrio, se lei si sottrae a quella convivenza rompe violentemente quell’equilibrio, lui precipita nello squilibrio, e fa cose pazzoidi. Quando ci sono dei figli, vuol dire che l’amore è andato molto avanti, se adesso vien sostituito dall’odio, anche l’odio deve andare molto avanti. Il rapporto con tua moglie che è anche una madre è molto complesso, contiene la tua vita passata e la tua vita futura, decidendo su quel rapporto decidi su cosa fare della tua vita, perfino come intendi morire.
Nell’uxoricidio includi la tua morte. La tua morte è più difficile della sua morte. Chissà perché, quando spari a lei la pistola funziona sempre, quando spari a te s’inceppa. Si dice sempre che l’uomo che uccide la moglie non sa convivere. È sbagliato. In realtà, non sa vivere. Perché vivere vuol dire convivere, appena viviamo conviviamo, fin da quando abbiamo 1-2 anni. Con questa esplosione di femminicidi la settimana che s’è appena conclusa mostra che c’è una montagna di problemi che sovraccaricano da noi il vivere, vivere insieme, aver figli, aver famiglia. Non è questione di cultura, ma di equilibrio. Ho un amico che ripete: «Io ho 4-5 ragioni per lamentarmi di mia moglie, ma lei ne ha 4-5mila per lamentarsi di me. Perciò sto zitto». Ecco, questo è equilibrio.