L'ora che fa in Europa è tema ozioso? No, come tutto ciò che ci tocca la vita
Gentile direttore,
ma è questa l’Europa che volevano i suoi “padri”, quella il cui problema più grosso pare sia l’alternanza tra cambio dell’ora solare e ora legale. Diceva un famoso personaggio: ma mi facciano il piacere!
Capisco, gentile amico, lo spirito che anima la sua amara ironia “alla Totò”, ma posso confermarle tre cose:
1) la Ue non si occupa solo delle lancette dei nostri orologi;
2) anche quelle, però, interessano la vita comune dei popoli dell’Unione;
3) l’agenda comunitaria non è stata ridotta a ricettacolo di diversivi e stravaganze.
Più di qualcuno, come lei sa, si duole proprio per questo: perché vorrebbe molta “meno Europa” e un ritorno imperioso alle vecchie sovranità nazionali. Chi, come me, continua a sognare gli Stati Uniti d’Europa, vorrebbe invece una vera Comunità di popoli, sempre più coesa, sempre più consapevole delle proprie radici e dei valori che la fondano e, dunque, sempre più efficacemente al servizio della vita dei cittadini. Ma torniamo alla questione ora solare/ora legale: se si considera l’appassionato dibattito acceso tra la gente semplice dal possibile (e da tanti agognato) stop al “cambio dell’ora”, possiamo concludere che probabilmente il tema non è affatto ozioso come tutto ciò che tocca direttamente le nostre esistenze. Io, per esempio, sono personalmente più che disposto a tenermi lo stesso fuso orario per l’intero anno e, per non sprecare energia, a spegnere come mi è stato insegnato da bambino le luci inutili. Purché, poi, non arrivi qualche economista (o qualche negazionista dell’emergenza climatica) a dirmene quattro perché chi spegne le luci congiura, paradossalmente ma non troppo, a far decrescere il Pil...