La decisione Unesco. L'opera lirica italiana fa bene alla cultura e pure alla salute
Dopo la decisione Unesco di farla “patrimonio dell’umanità” L’Unesco, proprio alla vigilia della Prima della Scala, ha dichiarato l’opera lirica italiana patrimonio immateriale dell’umanità. Un prestigioso risultato che conferma l’importanza della plurisecolare storia lirica nel panorama culturale nazionale e internazionale. Ma assistere a una rappresentazione melodrammatica non è solo fruire di un godimento acustico ed estetico legato alla musica, al canto, all’azione e alla scenografia che vanno in scena sul palco teatrale. È anche un modo per migliorare il benessere degli spettatori e per curare alcune patologie nei malati. Lo dimostrano alcuni studi che evidenziano come, nei soggetti sani, la musica lirica riesce a trasmettere emozioni in grado di migliorare alcune funzioni fisiologiche (ritmo cardiaco, pressione arteriosa, frequenza respiratoria), mentre in soggetti con malattie neuropsicologiche (deficit cognitivi, patologie neurodegenerative, disturbi psichici) si registra un miglioramento significativo delle loro condizioni cliniche (si veda il recente volume Effects of Opera Music from Brain to Body. A Matter of Wellbeing, a cura di Lorenzo Lorusso, Michele A. Riva e di chi scrive, pubblicato da Springer). Il ruolo della musica nel trattamento dei malati era già conosciuto e utilizzato empiricamente nel mondo antico, ma la nascita della musicoterapia come metodo di cura risale alla metà del Settecento e si sviluppa in modo scientifico nei secoli successivi. Tuttavia, rispetto alla tradizionale musicoterapia assistere a un’opera (non solo direttamente a teatro, ma anche semplicemente guardando una registrazione televisiva) determina un maggiore e più intenso coinvolgimento emotivo, sensoriale e fisico.
La vista viene impressionata dalla scenografia e dai costumi, l’udito è stimolato dalla musica e dal canto, l’area motoria della corteccia cerebrale è sollecitata dal movimento dei personaggi sulla scena, il sistema cognitivo è attivato dallo sviluppo dell’azione narrativa. Nel cervello dello spettatore si attivano i cosiddetti “neuroni specchio”, che fanno in modo che chi guarda, senza accorgersi, pur stando in poltrona a teatro o a casa, è come se si immedesimasse nei personaggi che in scena cantano, si muovono, vivono la vicenda che stanno interpretando. Ecco la ragione per cui musica e azione, quando interagiscono con il canto e il movimento – come accade nell’opera e nel balletto – sono in grado di influenzare positivamente l’attività del cervello. Le basi neurofisiologiche su cui si fonda questo processo partono dal principio che l’input multisensoriale sia in grado di facilitare, attraverso le strutture del lobo temporale, i processi di attenzione, di osservazione e di apprendimento gestiti dal lobo frontale. Il piacere evocato dall’ascolto della musica e dalla visione della rappresentazione operistica è in grado di innescare processi neurobiologici di tipo riparativo. In tal modo il cervello rimodella le sue connessioni, creando nuovi contatti e aprendo nuove vie di comunicazione tra i neuroni.
È quello che si definisce “neuroplasticità”, un fenomeno di rimodellamento estremamente utile per consentire anche a un cervello danneggiato di rimettersi a funzionare meglio. Gli effetti benefici dell’opera lirica si realizzano proprio grazie a questo meccanismo di rimaneggiamento encefalico, che spiega i miglioramenti clinici osservati in soggetti con malattia di Alzheimer o morbo di Parkinson, ma anche in pazienti disabili o in coma, o ancora in soggetti con ansia e depressione. Il “trascinamento neuropsicologico” determinato dall’operoterapia (come viene denominata questa nuova modalità che ampia i confini della tradizionale musicoterapia) è anche un formidabile generatore di sostanze chimiche del benessere (serotonina, dopamina, endorfine), il cui aumento a livello cerebrale è un ulteriore fattore di potenziamento dell’effett o curativo. Rispetto alla terapia musicale l’operoterapia ha una storia molto più breve, di soli due decenni, ma i possibili effetti benefici in ambito medico del melodramma sono potenzialmente più ampi della sola musica, aprendo in tal modo nuove promettenti prospettive nella cura integrativa di alcune gravi patologie. L’opera lirica, dunque, non fa bene solo alla cultura, ma anche alla salute.