Educatore, scout, imprenditore. Lombardi, il senso etico dell'educazione dei giovani
Giancarlo Lombardi
È morto l’altra notte a Milano a 79 anni Giancarlo Lombardi, industriale, politico ed esponente dello scautismo cattolico sin dal 1946. In un comunicato l’Agesci, nella quale Lombardi fu anche presidente del Comitato centrale (197682), esprime riconoscenza e gratitudine per il suo impegno e ricorda: «Ha servito il nostro Paese – da ministro della Pubblica Istruzione – con lo spirito della Promessa scout e il senso evangelico della responsabilità».
Educatore, scout, imprenditore, Ministro dell’Istruzione. Giancarlo Lombardi ha messo al servizio del Paese la sua personalità poliedrica, con una visione alta del ruolo dell’educazione a cui ha associato una militanza confindustriale ispirata ai più alti valori etici. È stato il primo imprenditore a ricoprire, con il Governo Dini, la carica di Ministro dell’Istruzione, in anni difficili, in cui ha saputo conciliare passione educativa, rigore intellettuale, intelligenza politica. Negli anni in Confindustria (di cui è stato Consigliere Delegato e poi Vicepresidente per l’education dal 1985 al 1995, e poi come Ministro, ma anche nei suoi ruoli all’interno della governance di università prestigiose quali la Luiss e l’Università Cattolica del “Sacro Cuore”, ha sempre saputo testimoniare e trasmettere, i principi del suo essere scout e credente, che ne hanno caratterizzato la visione, il metodo, l’azione. Lombardi ha lasciato il mondo migliore di come lo ha trovato: è stato uno dei fondatori dell’Agesci, contribuendo a diffondere lo scuotismo in Italia, aveva avuto modo di avvicinarsi a questa esperienza nelle sue attività in Africa, al servizio di giovani che grazie a lui hanno trovato una strada e una possibilità; si è laureato in ingegneria nel 1960 al Politecnico di Milano e dopo un lungo apprendistato presso la Olivetti è tornato nell’azienda di famiglia, quella “Filatura di Grignasco”, diventata impresa leader del settore tessile.
Lombardi guidava un Gruppo con oltre 1500 dipendenti ma ha sempre avuto un’attenzione personale e profonda per ciascuno di loro: ha capito prima di altri l’importanza della formazione sul lavoro, la necessità, forte già negli anni Ottanta, di formare persone in grado non solo di stare al passo con le tecnologie ma di anticiparle e controllarle. Lombardi diceva sempre che non rispondere alla sfida dell’innovazione avrebbe significato imboccare fatalmente la strada dell’impoverimento. Non c’era Internet nelle case e nemmeno l’internet delle cose che rispondevano a tutte le nostre “domande”, quando Lombardi metteva al centro della sua azione la questione fondamentale delle competenze, quelle dei giovani e quelle dei lavoratori, senza avere paura di dire che un sistema formativo obsoleto avrebbe minacciato il processo di crescita dell’Italia.
Negli anni in cui ho avuto la fortuna di lavorare con lui, mi ha sempre colpito la sua maniacale attenzione al “far bene” le cose e la sua preoccupazione per il futuro dei giovani. Con lui la questione del raccordo tra formazione e lavoro è uscita dai tavoli degli specialisti per diventare dibattito pubblico, un dibattito oggi ancora più importante e che gli scritti di Lombardi possono tuttora arricchire di spunti, riflessioni e indirizzi. Divenuto Ministro dell’Istruzione, il suo obiettivo principale è stato diffondere l’idea della “qualità di massa”. Non si rassegnava al fatto che dopo la scuola d’élite si fosse costretti a subire la mediocrità di massa, la dispersione scolastica, la scarsa qualità dei docenti. Nell’anno delle Settimane Sociali dedicate al lavoro, che si terranno il prossimo settembre a Cagliari, sarà utile ricordare l’idea di lavoro di Lombardi: egli sosteneva che l’unica tutela dei diritti del lavoratore sarebbe stata la garanzia che l’individuo potesse avere gli strumenti e le conoscenze per fondare la sua vita lavorativa sulla autorealizzazione personale e sulla gestione ottimale delle sue risorse. Il suo motto, che riassume il suo pensiero e la sua coerente visione di un’economia insieme liberale e sociale, era “sognalo e diventerà realtà”, poche parole in cui batteva forte il cuore di un uomo buono, preparato, saggio, che voleva cancellare i confini angusti del ruolo e delle ambizioni del singolo individuo per rendere ciascuno padrone della sua creatività e della sua vita, ma mai senza l’altro.