Opinioni

Le decisioni del governo. Super Pass e altre mosse anti-Covid: l'obbligo e la ragione

Danilo Paolini mercoledì 5 gennaio 2022

Non è una decisione semplice, quella che il governo è chiamato a prendere nel Consiglio dei ministri previsto per oggi. Si è ipotizzata l’introduzione per decreto dell’obbligo per tutte le categorie di lavoratori di avere il "Super Green Pass" (quello che si ottiene soltanto dopo la vaccinazione o dopo la guarigione dal Covid-19), pena l’impossibilità di svolgere le proprie mansioni.

Una misura che solleva critiche e perplessità da parte di alcune forze di governo – in particolare la Lega e una parte dei 5 stelle – e dei sindacati, i quali continuano a preferire l’obbligo del vaccino per l’intera popolazione, salvo impedimenti dovuti alle condizioni di salute. Così nella serata di ieri si faceva strada l’idea di ragionare per fasce d’età, anziché per luoghi di lavoro. È un sentiero stretto, dunque, quello sul quale camminano Mario Draghi e i suoi ministri.

Davanti c’è il nuovo volto del coronavirus, Omicron, forse meno letale ma forte di una capacità di contagio elevatissima e in grado di mandare comunque in ospedale (anche in terapia intensiva) in poco tempo altre migliaia di persone, specie se non vaccinate. Ai lati ci sono al momento solo due possibilità: appunto l’estensione dell’obbligo del Super Green pass oppure l’imposizione del vaccino a tutti gli italiani sopra una certa età, verosimilmente i 12 anni. Alle spalle, infine, preme la necessità di tenere comunque aperto il Paese per non perdere il treno, per altro ancora poco spedito, della ripresa economica e occupazionale.

In gioco ci sono importanti diritti che finiranno per essere compressi a vantaggio però di altri diritti, non meno importanti. C’è infatti il diritto a svolgere liberamente il proprio lavoro. Ma c’è anche il diritto alla salute, quella propria e quella altrui. E c’è un’emergenza sanitaria mondiale di proporzioni storiche, che impone di volta in volta l’assunzione di decisioni e di responsabilità da parte dei Governi e, nel caso delle democrazie parlamentari, dei Parlamenti. Con il lockdown e, in misura minore con il coprifuoco, del resto, a causa di quella stessa emergenza è stato fortemente limitato nei mesi scorsi un diritto umano e costituzionale fondamentale, quello alla libertà personale, di cui in genere si viene privati legalmente solo per aver commesso un delitto.

Per questo, a ben vedere, a Palazzo Chigi si pensa che allargare ancora il raggio del "Super certificato" sia, in questo momento, un passo ragionevole da fare. In primo luogo perché si tratterebbe dell’estensione (comunque a partire dall’1 febbraio, per consentire a tutti gli interessati di adeguarsi) di un obbligo già previsto per alcune categorie, come medici, infermieri, personale della sanità e della scuola, appartenenti alle forze armate e dell’ordine. In seconda battuta perché da lunedì prossimo, 10 gennaio, il Green pass "rafforzato" sarà necessario per usufruire del trasporto pubblico, quindi i tantissimi italiani che si recano al lavoro in treno, bus o metropolitana dovrebbero comunque averlo.

Tuttavia, questa potrebbe anche essere solo una tappa verso l’imposizione dell’obbligo vaccinale generalizzato. Tutto dipenderà dall’impatto che la nuova misura avrà sull’andamento dei contagi e dei ricoveri. In sostanza, il governo punta a "convincere" – di fatto a obbligare, magari gradualmente, in nome dell’interesse generale – i circa 2,5 milioni di lavoratori ancora non vaccinati. Ma se non sarà sufficiente, potrebbe imporre la vaccinazione anche ai restanti 3 milioni di italiani sopra i 12 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose. Come, in Europa, ha deciso di fare l’Austria da febbraio e come potrebbe fare la Germania.

Una notizia non attinente alla pandemia dovrebbe invece indurre a riflettere, in particolare chi è già pronto a protestare: da ieri la Ue ha messo al bando alcuni inchiostri colorati utilizzati per i tatuaggi, in quanto contengono una sostanza considerata potenzialmente cancerogena e dannosa per il sistema nervoso. Quante persone, contrarie ai vaccini anti-Covid perché preoccupate per eventuali (ma fin qui esclusi dalla scienza) effetti collaterali, si sono fatte tatuare con quegli inchiostri senza porsi alcun problema? Forse nessuna, forse moltissime. Non è la risposta che conta, bensì il ragionamento, perché questo non è l’unico esempio possibile.