Opinioni

Si delinea il fronte anti-Europa. Lo sguaiato Leviatano

Giorgio Ferrari martedì 17 dicembre 2013
Il tandem allinea per ora due formazioni politiche, il Front National di Marine Le Pen e il Ppv olandese di Geert Wilders. Ma l’armata dei populisti euroscettici che si presenterà alle elezioni di maggio è destinata ad allargarsi e stringere nuove alleanze. L’Fpö (Freiheitlichen Partei Österreichs) austriaco di Heinz-Christian Strache, delfino e successore dello scomparso governatore della Carinzia Jörg Haider, per cominciare, ma possibi li compagni di viaggio potrebbero diventare gli svedesi dello Sweden Democrats, il Vlaams Belangs belga di Gerolf Annemans, i laburisti maltesi di Sharon Ellul-Bonici, gli slovacchi di Slovenská Národná Strana, gli ultra-populisti britannici dell’Ukip di Nigel Farage, e perché no, anche il movimento di Godfery Bloom espulso – ed è tutto dire – dall’Ukip, e il cui programma d’intenti al Parlamento di Strasburgo si riassume nel seguente proclama: «Quando i popoli si renderanno conto di cosa siete, non gli servirà molto tempo per prendere d’assalto questo Parlamento e impiccarvi. E avranno ragione...».Ultimi arrivati nella corsa a una federazione di euroscettici (qualcuno già la definisce l’altra e più temibile Grossekoalition), gli italiani della Lega Nord: ufficialmente non fanno ancora parte del rassemblement allestito da Le Pen, ma a quanto pare corre una certa simpatia fra la figlia del fondatore del Front National e il neosegretario Salvini («Assolutamente interessato e disponibile a collaborare»), che giusto due giorni fa al Lingotto ha colto l’occasione per lanciare il suo cartello antieuropeista e la formale richiesta di adesione alla causa comune al grido di: «La moneta unica è un crimine contro l’umanità e prima salta prima possiamo riprendere la nostra battaglia per l’indipendenza. Il nostro boom sarà l’inizio della fine dell’impero». Prematuro dirlo: occorreranno sette partiti e 25 deputati per formare un nuovo gruppo all’Europarlamento, il cui nome per ora ancora non c’è. La Le Pen comunque non ha dubbi: il traguardo verrà ampiamente superato (la "conta" – Fn, Fpö, belgi, britannici, olandesi, slovacchi e quasi sicuramente la Lega – è stata fatta in gran segreto a Vienna il mese scorso). Non ci sarà invece il Movimento 5 Stelle: a Marine non piace, e la diffidenza è ricambiata. Anche altri pezzi dell’euroscetticismo più mite (come il gruppo di Farage, che conta ben 13 deputati a Strasburgo) potrebbero distaccarsi, così come oltre ai grillini risultano personae non gratae i neonazisti greci di Alba Dorata, i bulgari di Ataka e gli ungheresi di Jobbik: razzismo e antisemitismo troppo baldanzosamente ostentato finirebbero per nuocere. Ma il vasto corpo di questo Leviatano che mescola l’antipatia verso l’euro con il risentimento per le politiche di austerità promosse dalla Commissione Europea e dalla Bce, che guarda all’immigrazione extraeuropea come a un flagello biblico e allo «strapotere delle banche» come il tiranno che tiene in catene l’Europa sembra già marciare compatto verso un sostanzioso bottino elettorale.Le previsioni degli analisti confermano per ora il malcelato ottimismo di Marine Le Pen. Si ipotizza addirittura che il nuovo gruppo possa diventare la terza famiglia dell’Europarlamento, dietro a popolari e a socialisti, scalzando i liberali e democratici dell’Alde di Guy Verhofstadt e Graham Watson.«Noi non siamo né di destra né di sinistra, queste sono categorie superate. Siamo contro un’Europa che non rappresenta i cittadini», non cessa di ricordare l’astuta Marine: uno slogan perfetto per la rumorosa armata antieuropeista, nel quale si racchiude a dire il vero più di un sacrosanto rimprovero a un’Europa troppo matrigna e calcolatrice e troppo poco interessata ai suoi sudditi. Come ha detto ieri il presidente Napolitano, «la crisi che ha investito l’eurozona ha messo a dura prova la coesione sociale. Le più elaborate previsioni 2014 segnalano un rischio diffuso di tensioni e scosse sociali: un rischio che deve essere tenuto ben presente e fronteggiato» Per scongiurare un’Europa che rischia di pagare a maggio il più salato dei conti.