«Scegliete la vita e non la morte», perché «la scuola è presidio di legalità», dove apprendere che «la camorra e le mafie possono essere sconfitte», anzi, che «saranno sconfitte. E voi giovani di Napoli sarete alla testa di questa storica vittoria». È un forte richiamo e un messaggio di speranza quello che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha lanciato ieri da Napoli. Parole chiare e gesti simbolici. Come la scelta di inaugurare l’anno scolastico, che vede protagonisti i giovani, proprio nel quartiere di Ponticelli, attraversato in questi ultimi mesi da una drammatica ripresa della violenza che vede come vittime e come killer proprio dei giovani, le nuove leve di una camorra senza più capi adulti – in gran parte in carcere – che dei “vecchi” mutua i comportamenti violenti, copiando gli stereotipi delle fiction televisive. Mattarella sceglie di intervenire in una scuola intitolata a Davide Sannino, vittima innocente della camorra, ucciso ad appena 19 anni perché, sottolinea con forza il presidente, «ha tenuto la testa alta ». E cita un altro giovane, Giancarlo Siani, giornalista attento e motivato, ucciso dalla camorra 30 anni fa. Un giovane che scriveva dei “muschilli”, i ragazzi spacciatori, sfruttati dai clan. Ma anche delle “mamme coraggio” che per salvarli andavano a denunciare i “capi”. Esempi e speranza. Il messaggio del Presidente, che conosce bene cosa sia la violenza mafiosa che gli portò via il fratello Piersanti, politico onesto e coraggioso, va in questa direzione, non si abbandona alla sterile denuncia. «Non possiamo rinunciare a essere donne e uomini liberi», è il suo appello, ricordando il giovane poliziotto Nicola Barbato che, ferito gravemente da un ancor più giovane camorrista, lotta ancora in un letto d’ospedale. Ma attenzione, avverte, «l’illegalità trova spazio se le istituzioni sono assenti», in particolare se non curano la scuola. Alcuni anni fa il “padre” del pool antimafia di Palermo, Nino Caponnetto, disse che «la mafia teme la scuola più della giustizia, l’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa». Come dimostrano i tanti attentati che colpiscono, nei quartieri più a rischio, proprio le scuole più impegnate. Non smetteremo mai di ringraziare magistrati e uomini delle forze dell’ordine per il loro straordinario lavoro, ma davvero come diceva lo
scrittore siciliano Gesualdo Bufalino «la mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari».