Il direttore risponde. Predicazione e candidatura tristi
Gentile direttore,
«Senza il Vaticano l’Italia sarebbe migliore?». Con questo titolo un po’ retorico e ad effetto, fatto ad arte per surriscaldare gli animi e per attirare pubblico, i paladini del laicismo offrono in questi giorni a Reggio Emilia, e non solo, le Giornate della Laicità. Il tema principale seguirà il filone ispirato dall’intervento del professor Stefano Rodotà e cioè «Il diritto di avere diritti» nella mutevolezza e nel cambiamento continuo della società e dei suoi costumi. Sotto l’intenzione di prendere a bersaglio il Vaticano c’è molto di più. Tutto muta e cambia secondo il laicismo e dunque perché non aprire alla marijuana libera o alle stanze del buco (per drogarsi) come a Parigi e presto anche a Londra senza ascoltare i genitori, i nonni, i medici, gli educatori? Tutto è mutevole e dunque perché non permettere le gravidanze "affittando" l’utero di poverissime donne indiane per dare un figlio a una coppia di uomini? Perché non permettere gratuitamente tutte le pillole "del giorno dopo" alle minorenni? Perché accettare ancora l’obiezione di coscienza dei medici all’aborto che si fonda sull’articolo 3 della Costituzione ed è un diritto inviolabile della persona? Perché rianimare un infartuato o curare un anziano che non guarirà? Senza tirare in ballo la religione e il Vaticano, non si dovrebbe scappare però da queste domande: chi pagherà i danni da incidente stradale dovuti all’uso di cannabis? Chi consolerà i genitori, i figli, il coniuge dopo le tragedie dello sballo? Chi aiuterà i giovani dopo che avranno fatto tutto quel che volevano e sentiranno il vuoto? Chi dirà a un bambino che cerca il suo vero padre che questi è un anonimo donatore (o venditore) di seme, o a un nipotino che il nonno era meglio che morisse? Secondo gli organizzatori delle Giornate della Laicità la colpa dell’arretratezza dell’Italia (e forse del mondo) è del Vaticano, ma questo è un ritornello sempre meno ascoltato...
Gabriele Soliani, Reggio Emilia