Caro direttore,forse la fretta di tradurre in Legge la manovra economica non ha consentito di pervenire a un drastico taglio dei costi della politica. Si può riconoscere che un timido tentativo è stato messo in atto, ma è poco, troppo poco per gli italiani in attesa di decisioni importanti e timorosi per le finanze dello Stato e per le proprie. La prima esigenza è quella di ridurre il costo della politica a metà della metà. Io la chiamo la regola della Luna. A tutti i livelli si riducano a metà i componenti eletti, dal Parlamento, ai Consigli regionali, provinciali e comunali. Si riducano a metà o si cancellino le Circoscrizioni e le cosiddette Municipalità delle metropoli. I rimanenti eletti dovrebbero percepire un emolumento pari alla metà di quello attuale. Con tale meccanismo si riduce anche il costo delle tanto vituperate Province, da troppi e solo a parole messe in forse. Semmai si dovrebbe procedere all’abolizione di tutte quelle nuove Province che appena qualche anno fa non esistevano. Solo dopo avere preso tali decisioni il Governo avrà la forza di ridurre anche gli stipendi di magistrati a qualsiasi livello, e di manager pubblici. Se fino ad oggi non è stato possibile, per la fretta, prendere una simile decisione, ricordo che ci sarà presto un’occasione formidabile per por mano a una profonda riforma che tutti gli italiani aspettano: il 150° dell’Unità d’Italia. Quella è l’occasione per un regalo importante della classe politica ai cittadini. Le cerimonie infatti e le celebrazioni senza un bel regalo non hanno senso. Tutti gli italiani si attendono e si meritano questo regalo: ridurre il peso della politica alla metà della metà. Chi farà questo regalo si assicurerà la gratitudine dei cittadini e forse anche la direzione del Paese per i prossimi vent’anni. Senza contare la carica morale che avrebbe una simile misura sulla nostra classe politica: è ora di finirla con persone che fanno solo politica per mestiere o che fanno politica per risolvere problemi personali. La politica deve tornare a farsi servizio per i cittadini e a nulla valgono le considerazioni che in caso di scarsi emolumenti solo i ricchi potrebbero far politica. C’è ancora tanta gente onesta e volenterosa in tutte le classi sociali, indipendentemente dal censo.
Vittorio Pierbon, PadovaAlleggeriamo il peso della politica, ridiamole tutto il rispetto che merita e chiamiamola pure, gentile signor Pierbon, la rivoluzione del quarto di Luna (o, come lei dice, «della metà della metà»). Vuole che le dica la verità? Non so proprio quanto una simile rivoluzione sia alle porte, ma continuo a sperare anch’io che stia montando. E sento che questa svolta di sobrietà e di valore sarebbe del tutto opportuna e meriterebbe di essere attuata con ogni tempestività. Trovo perciò particolarmente bella la sua idea di collegarla alla celebrazioni dell’Unità d’Italia, nel 2011. Mi pare un buon modo – anti-retorico ed efficace – per dire ai cittadini di questo Paese che la stagione delle riforme è incominciata davvero e che la fase dei 400mila "professionisti" della politica è finalmente in via di serena archiviazione. La politica è un impegno troppo serio e importante – la «forma più alta della carità», diceva un grande Papa – per essere ridotta a una grassa caricatura, a puro esercizio di ruolo e di potere. E poi, caro amico, anche dal punto di vista economico tra il troppo e il troppo poco esiste il giusto mezzo. È questa la via maestra per far sì che il «fare politica» non sia soltanto una cosa da ricchi.