Esperimento politico / 3. L'eterna crisi di un Paese dalle parole di piuma
Per descrivere lo stato attuale del nostro Paese e della sua classe politica non esistono più parole, e dire che la nostra lingua ha in dote un patrimonio di sfumature per avvicinarsi a tutto il dicibile. Ormai siamo oltre qualsiasi più nefasta previsione, oltre ciò che fino a ieri immaginavamo come limite estremo dell’accettabile, limite in realtà tristemente superato di giorno in giorno, soprattutto da quel che abbiamo visto e udito nelle ultime settimane.
La nostra classe politica, tutta, sembra soffrire di una sorta di amnesia a comando, una patologia gravissima che elimina dalla memoria di costoro parole e promesse, impegni urlati e garantiti urbi et orbi. Il Governo giallo-verde agli sgoccioli rappresenta il caso clinico ideale per illustrare al meglio i sintomi della malattia. Abbiamo visto i membri del nostro Esecutivo accorgersi improvvisamente delle fattezze gli uni degli altri. Tutto ciò che prima era occultato da questa amnesia a comando gli si è rivelato di colpo in tutto il suo clamore. Di fronte a tanta sconcezza, inaccettabile, hanno deciso che un’azione politica comune era inattuabile, per non dire immorale.
Come governare con chi lascia in mezzo al mare povera gente invece di corrergli incontro per soccorrerli? Come farlo con chi bacia il Rosario per propaganda? E, ancora, come amministrare un Paese con chi dice sempre no? Con chi si lascia comandare da un comico? L’ultimo anno di questi signori, evidentemente, è stato inghiottito dall’amnesia. Come il fatto di essere seduti fianco a fianco, gomito a gomito, negli scranni del Governo. Va da sé che gli smemorati credano che tutti, proprio tutti, siano affetti dallo stesso male, solo così può spiegarsi la leggerezza con cui propugnano le nuove promesse al posto delle vecchie, i nuovi impegni urlati con il cuore in mano, le nuove alleanze possibili dove, solo fino a ieri, null’altro era concepibile se non l’aggressione selvaggia a chi si considera nemico.
Grazie, o per colpa, a questa amnesia a comando avremo con buone probabilità un nuovo governo, non più giallo-verde, ma giallo-rosso, un po’ come si fa da bambini quando si gioca a pallone in oratorio e si mischiano le squadre. Con la stessa leggerezza gli avversari diventeranno compagni, i compagni il contrario. A una Nazione intera che s’interroga sul proprio futuro, con preoccupazione crescente, c’è da temere che la nostra classe politica risponderà come ha fatto negli ultimi anni. Ovvero senza risposte concrete, confidando nei vuoti di memoria, nella retorica dei discorsi, forse nella sagacia dei propri spin doctor e nella forza strana delle parole di piuma. Quello in cui confidano i nostri politici, in sostanza, è che tutto il Paese abbia il loro stesso male, tutti con la loro amnesia, e quel che è peggio, con la loro coscienza a comando. Per favore, se ne siete minimamente capaci, dimostrateci che non è così.