«Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello…». Ci sono frasi del Vangelo che, per la loro potenza evocativa, affiorano alla mente quando un’immagine o una situazione del tutto inattese sembrano richiamarli con evidenza. E il finestrino del Papa abbassato per non lasciare nemmeno quella sottile intercapedine di vetro (di una fragile utilitaria, per di più) tra sé e la folla che premeva da ogni parte, lunedì sera al suo ingresso a Rio, ha restituito l’icona dell’emorroissa che s’intrufola nella calca attorno a Gesù desiderando solo di potergli sfiorare il lembo della veste, senza osare sperare niente di più. Cosa poteva chiedere la gente che approfittando delle maglie larghissime della sicurezza brasiliana s’è fatta attorno all’auto del Papa, intuendo che quella
city car molto popolare in Brasile – niente auto blu, solo un mite asinello, e ancora il Vangelo che ci parla – era come una mano tesa, l’offerta di una disponibilità a guardarsi negli occhi, senza lasciapassare? Uno sguardo, un gesto, una foto, qualcosa di pur infinitesimo, il mantello del Papa, Gesù che passa, e senza dirmi nulla dice tutto alla mia vita con la sola sua presenza nelle mie strade quotidiane. Certo, molti hanno temuto che quell’incontenibile entusiasmo potesse paradossalmente creare qualche problema all’incolumità del Pontefice: i giornalisti di tutto il mondo che seguivano il festoso corteo dal centro stampa di Rio si guardavano atterriti. Ma quel finestrino sempre abbassato «spiegava» che il Papa non teme la folla, tutt’altro. E il suo sguardo sereno quand’è sceso dall’utilitaria è bastato a fugare ogni dubbio sullo stato d’animo di un uomo la cui dimensione è proprio quella del contatto diretto, affettuoso, paterno, un abbraccio che non contempla per sua natura procedure e regole. Con una dose di preveggenza, il segretario della presidenza della Repubblica brasiliana, Gilberto Carvalho, aveva pronosticato nei giorni scorsi che a garantire la sicurezza del Papa non sarebbero stati tanto le migliaia di poliziotti e militari schierati dal governo ma "il popolo brasiliano": il primo viaggio internazionale del pontificato sarebbe cioè stato "blindato" dallo scudo della gente, ansiosa di vedere Pietro nel proprio Paese.Oltre a essere i protagonisti della Giornata mondiale, ufficialmente iniziata ieri sera sulla spiaggia di Copacabana sferzata da vento e pioggia, proprio i giovani stanno esprimendo nel modo più immediato l’attesa entusiastica per poter incontrare un Papa che si percepisce vicino, prossimo alle domande di ciascuno. E la sua «udienza della strada» di lunedì nell’inverosimile ingorgo urbano in cui chi guidava il corteo l’ha involontariamente costretto, ha sintetizzato con la forza degli eventi imprevisti (si pensi alla tempesta nella veglia di Cuatro Vientos a Madrid con Benedetto XVI) lo stile di un Papa che prima ancora di aver pronunciato una sola parola ha impresso il suo stile alla Giornata. In pochi minuti ha ricordato che ci sta a fare la Chiesa in mezzo alla gente, il pastore tra le pecore, Dio nel cuore degli uomini. Condivide, compatisce, sorregge, accoglie. Nessuna inquietudine per la propria sicurezza, dunque. Anzi, come ha riferito il portavoce vaticano padre Lombardi a chi forse si attendeva una strigliata alla security locale, «il Papa è stato molto contento dell’accoglienza e del modo in cui Rio ha manifestato il suo entusiasmo». Ovvero il contrario di quel che tutti – a Rio e in Italia - abbiamo inizialmente pensato davanti a quel festoso assedio.Colpisce chi viene a Rio per la prima volta constatare, dopo qualche giorno, che da tutta la città presto o tardi sia possibile scorgere sulla cima del Corcovado il Cristo con le braccia stese nell’immagine della redenzione: la sua protezione, se vuoi, la puoi sentire sempre accanto. E il lembo della tunica lo scopri lì, da sfiorare, quando capisci che alla fine ciò di cui ha bisogno la tua vita è un finestrino abbassato, in segno di incoraggiamento, e uno sguardo di misericordia.