Dopo il naufragio. Leggete i versi di Kenan Shukur nel Cdm a Cutro
Questa è una laica preghiera, non una polemica. E vorremmo che, come tale, fosse ascoltata e accolta. L'ha formulata per primo ieri un nostro amico e collaboratore, il filosofo Eugenio Mazzarella, e la rilanciamo con convinzione. Tra le parole che vorremmo sentire in apertura del Consiglio dei ministri che la presidente Giorgia Meloni ha convocato a Cutro ci sono quelle che Kenan Shukur ha chiesto di scrivere sulla sua tomba.
«Forse Kenan se lo sentiva – ha scritto ieri Mazzarella – che non avrebbe visto la fine di quel viaggio. E per esorcizzare la paura, lui che nella sua vita ne aveva viste tante, prima in Afghanistan e poi in Turchia, allo zio che lo aspettava in Svizzera ha affidato un'angoscia messa in versi».
Eccoli.
«La terra della mia anima è così dura
c'è un sasso pesante sul mio petto
da questo barcone
ho capito che chi vede la realtà
deve essere realista,
che sei il luogo in cui arrivi
e quella è la tua ultima destinazione» .
Pensiamo anche noi che in questo giovane uomo di 26 anni ci fosse un poeta.
Mazzarella annota che «Voleva solo studiare. È affogato nella sua anima a Cutro», con altre decine di uomini, donne e bambini colpevoli di sofferenza e di migrazione e che non dovevano morire così. Presidente Meloni, signori ministri, giovedì 9 marzo, per favore leggete e dite questi versi prima di ogni altra parola.