Nell’anno del sessantesimo della morte di Enrico Fermi (1954), indubbiamente il maggiore esponente della nostra scuola italiana di fisica e premio Nobel, vogliamo ricordare che l’Italia è sempre stata in prima linea in quasi tutti i più grandi progetti scientifici e tecnologici.La sonda Rosetta dell’Esa, che da pochi giorni sta ruotando attorno alla cometa Churyomov-Gerasimenko a oltre 6 miliardi di chilometri dalla Terra, è l’ultimo esempio del genio italiano. Alla realizzazione della sonda hanno infatti contribuito alcune aziende del gruppo Finmeccanica. Ma forse l’aspetto più curioso è la quota rosa italiana presente nel progetto. La sonda fu progettata dalla astrofisica italiana Angioletta Coradini, scomparsa nel 2011, e il trapano che sarà utilizzato per prelevare campioni dal suolo della cometa è stato ideato da Amalia Ercoli Finzi e realizzato dalla Selex Galileo. Anni fa ha fatto parlare di sé il satellite Planck, lanciato dall’Esa nel 2009, grazie al quale è stato possibile realizzare una dettagliata mappa del nostro universo primordiale. Ma pochi sanno che a bordo del satellite era stato installato lo strumento LFI che ha lavorato sotto la guida dei fisici italiani Nazzareno Mandolesi e Marco Bersanelli. Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso l’Italia era presente nel progetto Giotto con il quale si realizzò un’impresa ritenuta all’epoca straordinaria. Per la prima volta, infatti, una sonda si avvicinò a circa 600 Km dalla famosissima cometa di Halley e anche in quel caso si registrò una presenza italiana coordinata da Cesare Barbieri dell’Università di Padova. Anche al Cern di Ginevra sono moltissime le presenze di fisici italiani e l’ultimo della serie è il fisico Tiziano Camporesi al quale è stato affidato il coordinamento di uno dei quattro più importanti esperimenti dell’LHC. Ma già in precedenza erano saliti alla ribalta Fabiola Gianotti e Guido Tonelli. La Gianotti è stata coordinatrice dal 1999 al 2003 e successivamente dal 2009 al 2013 dell’esperimento Atlas del Cern e fu lei il 4 luglio del 2012 a dare l’annuncio, come portavoce dell’Atlas, della prima osservazione di una particella compatibile con il famoso bosone di Higgs. Il 'Made in Italy', dunque, è sempre presente nelle grandi imprese ma non sempre la notizia viene sbattuta in prima pagina come invece meriterebbe. E questo non è strapaese, ma è riconoscere la bontà del genio italiano che ha dalla sua più di una decina di premi Nobel nel campo della chimica, della fisica e della medicina.