Lettere. Le tombe profanate delle suore in Yemen e il respiro che capovolge la logica
Caro Avvenire,
mi ha molto colpita la profanazione delle tombe delle suore di Madre Teresa in Yemen: c’è da pregare, e tanto, per coloro che non hanno avuto rispetto neppure per i morti. Madre Teresa avrebbe fatto così, Gesù avrebbe fatto così. Non cadiamo nella trappola dell’odio.
Virginia Mazzarello via Facebook
Nemmeno da morte in pace. Pochi giorni fa il cimitero cristiano di Aden è stato trovato profanato: divelte le croci, scoperchiate le tombe. Anche quelle delle quattro suore di Madre Teresa uccise in un attentato terroristico il 4 marzo dell’anno scorso. Quattro giovani donne originarie del Terzo mondo – due ruandesi, una kenyota, una indiana – che avevano scelto di offrire la loro vita ai più poveri dello Yemen: vecchi e handicappati, raccolti in una casa di riposo. Le raffiche dei mitra dei terroristi, forse legati al Daesh, le avevano falciate mentre imboccavano e lavavano i ricoverati. Il sacerdote che era con loro, invece, era stato rapito e solo da poco tempo è stato liberato.
Nemmeno da morte in pace. La sorte delle quattro sorelle fa pensare. Dentro a una guerra civile che da tre anni insanguina lo Yemen e ha fatto migliaia di morti, il commando aveva mirato proprio a loro, presenza cristiana e solidale in un Paese lacerato dall’odio. Erano lì, quelle donne, consacrate alla cura di coloro che altrimenti sarebbero morti per strada, erano lì per gli ultimi degli ultimi. In silenzio, miti, nella loro casa. Ma l’odio deflagrante del terrorismo islamista spiava da tempo quel focolare cristiano. Sono andati con i mitra fra gli invalidi, fra gli agonizzanti, puntando a loro, alle giovani sorelle.
E oggi, un anno e mezzo dopo, quell’odio ancora non si è estinto, se qualcuno una notte ha sradicato le croci, ha sollevato le pietre tombali. Un odio così grande da perseguitare anche i morti. Non sopportando che nemmeno i morti, dormano in pace. Un gesto, questa profanazione, che umanamente potrebbe generare un odio simmetrico e parallelo. Bestie, verrebbe da dire, a coloro che non si fermano nemmeno davanti ai sepolcri. Mi ha colpito perciò il messaggio di questa lettrice, che capovolge la logica umana e naturale. Quell’invito a pregare, e tanto, per coloro che non hanno avuto rispetto nemmeno dei morti. Così, scrive la signora, avrebbe fatto Madre Teresa. Ha ragione: questa era la logica di Madre Teresa. Di quei volti storpiati dalla violenza e dal male avrebbe avuto pietà, sapendo scorgere anche in essi, come in filigrana, i tratti dei ragazzi, dei bambini che un tempo quei vandali feroci sono stati. Madre Teresa, per i devastatori delle tombe cristiane di Aden avrebbe pregato. Che respiro ampio, generoso in quattro righe inviate su Facebook. È il respiro cristiano, che riconosciamo e stiamo a guardare, muti. Grati che, nell’eredità di Cristo, anche nel fondo del male, si possa ancora e sempre ragionare così.