Opinioni

Dopo il boom dell’iPad, in arrivo un nugolo di concorrenti. Le tavolette elettroniche nuovi media a nostra immagine

Giuseppe Romano mercoledì 5 gennaio 2011
Qualcuno di loro già l’avrete incontrato, sul bus, in metro, in aeroporto. Seduto o all’impiedi. Uomini e donne che maneggiano la loro tavoletta elettronica con l’aria disinvolta di chi lo fa da sempre. Indifferenti e tuttavia consapevoli che gli occhi di tutti sono puntati su di loro. Cosa sfoglierà, cosa starà leggendo? Aleggia l’invidia dello stanziale nei confronti del viaggiatore, la gelosia del retrogrado verso l’avventuriero. Viaggiatori, sì, ma nel tempo e nella cultura. In questi giorni i tecnòmani sono in fibrillazione: a Los Angeles stasera si apre il Ces («Consumer Electronics Show»), la più importante fiera al mondo nel settore degli oggetti elettronici, e quasi nell’anniversario della data in cui – il 27 gennaio – Apple presentò l’iPad, rumors annunciano che è partita la caccia alla volpe, branchi di imitatori già inseguono ventre a terra la tavoletta escogitata dalla casa della Mela. Ce ne saranno di tutte le marche e per ogni tasca, con schermi grandi o ridotti, a colori o no, con funzioni finora mai viste. Tra i nomi molti dei più grandi, i già affermati Kindle di Amazon e Galaxy di Samsung, ma anche Microsoft, Toshiba e nuovi attori sinora sconosciuti. Contano sul fatto che se questi strumenti inediti dovessero davvero diffondersi i prezzi sarebbero destinati a diminuire, e le utenze salirebbero in proporzione. A ingolosire bastano i numeri sensazionali di iPad venduti sin qui: tre milioni in venti giorni, quasi otto in sei mesi, e dopo moltissimi altri, con l’effetto Natale ancora da valutare.Benché molti acquirenti della tavoletta Apple siano stati allettati dallo charme di un magnifico oggetto che è anche un giocattolo – e, volendo, pure un sofisticato aggeggio alla moda col quale pavoneggiarsi –, ciò che sta accadendo va oltre la tecnologia. Fosse per la tecnica soltanto, questi macchinari finirebbero nei ripostigli come tanti altri (la gelatiera, il pelamela, la penna scanner, la macchina massaggiatrice, per tacere del cimitero d’invenzioni hi-tech rimaste senza mercato...). Ma con i media funziona quasi sempre in modo diverso: inventano soglie e aprono porte da cui, poi, siamo noi a passare. Per dirla in altri termini, ci sono utili se sappiamo inventare ciò a cui servono. Com’è accaduto pochi anni fa per altri eventi mediatici inauditi come il personal computer e il telefonino, la divulgazione di iPad e dei suoi fratelli – tavolette in cui guardare, leggere, scrivere – promette di farci fare i conti una volta ancora con noi stessi e il nostro modo di lavorare, studiare, giocare, comunicare. Già lo si vede con l’avanzata inesorabile di quotidiani e riviste su iPad & c. e con editori che accolgono la sfida presentando le versioni apposite delle novità librarie.Probabilmente accadrà presto anche per i testi scolastici, un caso a ben vedere emblematico di ciò che forse ci attende: potremmo infatti veder scomparire un po’ per volta quegli zainetti stracarichi che inducono crampi vertebrali fin dalla più tenera età. I nostri figli impareranno l’abicì sulle tavolette elettroniche? Sarebbe in qualche modo un ritorno ai primordi in cui lo facevano su supporti cerati dello stesso formato. Quelli nuovi saranno però cornucopie di contenuti difficili da frenare, e questo provocherà conseguenze a scuola (come si sorveglia un compito in classe?) e a casa (già pc e cellulare erano problematici, figurarsi questo fratello più fotogenico). Ma la tavoletta elettronica arricchirà indubbiamente l’apprendimento e la vita dei giovani fruitori di simili opportunità.Accadrà per altri àmbiti che non sappiamo ancora immaginare, se le promesse in vetrina al supermarket tecnologico di Los Angeles verranno mantenute. Ma qualunque sviluppo dovesse attenderci, sostanzialmente i nuovi strumenti ci assomiglieranno, così come finisce presto con l’assomigliarci tutta la tecnologia in circolazione. Anche noi, per motivi di albero genealogico, quel che creiamo lo facciamo a nostra immagine.