Opinioni

Il direttore risponde. Le tasse e ciò che «non si negozia»

sabato 25 giugno 2011
Caro direttore,ho letto le sue risposte del 19 e 21 c.m. riguardanti l’evasione fiscale e mi complimento per la chiarezza della sua posizione. Per parte mia, pur non essendo un commercialista, vorrei offrire un contributo sul tema. Premetto che il lettore che su Avvenire del 21 giugno ha dettagliatamente dimostrato che con un reddito annuo netto di oltre 55 mila euro su ogni 100 euro fatturati gliene restano solo 37,99, ha dimenticato che l’Iva, pari a euro 16,67, non è un corrispettivo di sua competenza ma un’imposta a carico dell’utilizzatore del servizio, e nella occasione il professionista svolge il ruolo di esattore. Inoltre all’atto della dichiarazione dei redditi il contributo del 10 per cento per la Cassa Previdenza sull’imponibile delle fatture emesse (euro 8,01) risulterà un costo e contribuirà ad abbattere le sue tasse annuali, compresa quella del 41 per cento. Infine c’è da precisare che gli artigiani, che a loro volta detraggono dal reddito annuo i contributi versati, calcolano i contributi stessi in percentuale, sì, superiore a quella di un commercialista, ma su di un imponibile inferiore e cioè sul reddito netto dell’attività artigianale (per semplificare: sulle fatture emesse meno le fatture ricevute al netto dell’Iva), anziché sulle sole emesse. Riallacciandomi invece alle sue considerazioni del 19 c.m.: evasione fiscale uguale furto (che trova una conferma nelle cifre raccolte nel libro di Nunzia Penelope, "Soldi rubati", uscito in questi giorni), mi domando se non sia il caso di proseguire questa campagna a favore dell’onestà fiscale, che, se ben capisco, lei considera giustamente un principio non negoziabile ("Ma l’evasione no, comunque"), con la stessa perseveranza con cui da anni il suo giornale affronta i temi eticamente sensibili del fine vita e dell’aborto. Come non dimenticare che, sottraendo risorse alla collettività, si impedisce ai più sfortunati di vedersi assicurata una vita libera e dignitosa, come previsto dalla Costituzione, e allo Stato di programmare investimenti produttivi. Nell’ultimo decennio, invece di rendere più stringenti in senso anti-evasione le norme fiscali, si è marciato verso la direzione opposta, sia a sinistra che a destra, e il deterrente penale è stato addolcito: prima è stata resa più blanda la cosiddetta legge "manette agli evasori" (1982) e poi sono state rese inefficaci le norme penali esistenti contro il falso in bilancio delle società non quotate. Se si pensa che in Italia chi viene sorpreso a rubare in un supermercato finisce davanti a un giudice, mentre un evasore compie, ad esempio, un atto penalmente rilevante se dalla sua dichiarazione dei redditi emergono imposte non versate per oltre 103.291 euro, e quindi redditi non dichiarati per oltre 250 mila euro, si capisce come si renda opportuna una revisione della legislazione, se non si vuole continuare a parlare di significative riforme tributarie che cozzano poi contro le obbligatorie manovre del nostro debito.

Guido Folesani, Cesena

Diciamo, caro signor Folesani, che "in campagna" Avvenire lo è da tempo anche su questo tema. Nel senso che non perdiamo occasione per informare e far ragionare sulla ferita rappresentata dalla massiccia evasione fiscale che purtroppo caratterizza l’Italia. Lei coglie bene la logica di questa nostra attenzione. Ma c’è una sottolineatura che mi preme fare: i valori fondativi e «non negoziabili» sono ben chiari e individuati, così come ben chiari e individuati sono i valori e i princìpi che da essi discendono. L’obiettivo di una "giustizia fiscale" frutto di equità impositiva e di onestà contributiva è uno di questi «valori-figli». Originati da quell’idea alta e vera di persona umana e delle sue essenziali libertà e tutele (dignità della vita in ogni condizione, solidali e fecondi legami familiari, diritto a credere, pensare ed educare) che non è solo cattolica, ma che per noi cattolici è patrimonio prezioso e intangibile. Grazie per la sua attenzione e condivisione. E per i suoi illuminanti... calcoli.