Il direttore risponde. Le strette carceri e un cuore dilatato
Caro direttore,
mi impressiona – non so come fate – come riuscite a fare un giornale con tanti argomenti, tante pagine colme di chiarezza e profondità, non gridando, non alterando la realtà. Siete davvero bravi. Io avrei tante cose da raccontarvi del carcere. Vedo sempre più "cammini belli", meraviglie di Dio, pur insieme a situazioni dolorose e rabbia e rancore. Tanti detenuti, soprattutto stranieri: ieri ho avuto 13 colloqui di cui 2 con italiani e 11 con stranieri. Bellissimo e profondo è il rapporto con loro. E con tutti gli agenti di ogni grado, così come con magistrati, procuratori e avvocati. Con persone significative come il procuratore Caselli, sindaci e presidenti. È lo stesso rapporto che vivo con bambini, anziani, malati. E anche con tanti sacerdoti e alcuni vescovi. In fondo è dono di Dio essere mamma, sorella, amica di tutti. È proprio vero quel che mi aveva detto un giovane sacerdote anni fa: «Non avere paura, nel cuore ci stanno tanti, ci stanno tutti, lo Spirito Santo ce lo dilata». Auguri, direttore, a tutti gli amici di "Avvenire": davvero vi sono vicina, vi stimo, vi voglio bene e prego per voi.
Suor Caterina Galfrè, Cuneo