Il direttore risponde. Le storie, le persone e il rispetto
ho letto le lettere dei signori Guarnieri e Rocchi e la sua garbata, come sempre, risposta (Forum, 12 giugno). Per loro la fine della famiglia tradizionale è colpa di Bersani, «arrabbiato per il successo delle giornate milanesi delle famiglie». Nessuno, cattolico o laico, è arrabbiato per le giornate milanesi. Quelle famiglie rappresentano solo una parte delle famiglie: allegre, felici, capaci di vivere serenamente anche nelle difficoltà e nella sofferenza. Sarebbe bellissimo se fosse vero per tutte le famiglie. Quelle giornate bellissime non hanno cambiato di una virgola le difficoltà, le sofferenze, le insofferenze, le violenze che regnano nelle famiglie; da sempre il luogo dove avvengono la maggior parte delle violenze e degli omicidi. Non è Bersani che ha cambiato la famiglia, ma i messaggi trasgressivi, osceni, volgari della Tv, soprattutto commerciale. È la cultura del "Grande Fratello" che influenza gli adolescenti e i giovani. Nessuno e nessuna legge possono cambiare le coscienze che guidano verso una vita sana, giusta, secondo gli insegnamenti della Chiesa. Un credente non ha bisogno che sia una legge a obbligarlo a vivere cristianamente. L’ateo Bersani ha una famiglia sola, onesta e sana; non basterebbero tutti i fogli del mio paese per descrivere le dissacrazioni di chi si dichiara cristiano. Le leggi di un Paese laico e libero devono tener conto anche dei non credenti. Bersani, caro direttore, non parla di matrimonio fra omosessuali, ma di diritti fra persone che scelgono di vivere insieme. Ci sono persone che non hanno potuto essere vicine ai loro compagni o compagne, perché non unite per legge, nei momenti ultimi e drammatici della vita. Ho letto con rammarico la sua frase sul «disastro demografico». Sono altre le ragioni per cui nascono pochi bambini. Ma nel mondo nascono milioni di bambini in più di quelli che siamo capaci di accogliere, amare, nutrire. Riflettiamo..
Giovanna Comparelli