Il racconto. C'è Dio nelle lacrime di Loredana per la sua Prima Comunione
La piccola Loredana tra le braccia di don Patriciello
Dio parla. Quante volte lo abbiamo detto, quante volte ci abbiamo creduto davvero? Dio continua a parlare. Lo fa, però, seguendo uno stile collaudato nei secoli con tanti suoi amici, a bassa voce, con discrezione, non volendo interferire nelle nostre scelte. Aveva argione Blaise Pascal: «Dio ha messo nel mondo abbastanza luce per chi vuole credere, ma anche lasciato abbastanza ombre per chi non vuole credere». Dio vuole essere amato, ma l'amore non si impone, si dona, si sceglie, si accoglie. Tutto ciò che alla persona amata è lecito mettere in pratica, è l'antica arte della seduzione. Sedurre, farsi bella, interessante, coinvolgente, per attrarre, liberamente, l’altro a sé.
Giugno, da noi, mese delle Prime Comunioni. Momenti inenarrabili da salvaguardare, difendere dal consumismo, dalla superficialità. Eucarestia, mistero che si fa toccare. I bambini capiscono. Arrivano in chiesa di buon mattino, emozionatissimi, vestiti di bianco, con il giglio profumato in mano. Cercano sguardi, abbracci, vogliono essere rassicurati. Nei mesi trascorsi, insieme, catechisti, genitori, suore, parroci, abbiamo tentato di donare loro quello che, senza merito alcuno, ricevemmo. Certo, si può fare meglio; basta volerlo, crederci. Ben vengano le feste e i regali; i filmini, le bomboniere e il pranzo al ristorante. Tutto concorre al bene quando le cose sono fatte bene. Tutto, però, è da considerare una semplice cornice di fronte alla vera opera d'arte: l'incontro tra Gesù nascosto nel pane e i bambini di cui è gelosissimo. Per questo - e solo per questo - genitori e nonni fanno festa. Nessuno si permette di giudicare la fede di nessuno, importante, però, è lasciare spazio allo Spirito che soffia, seguendo itinerari sempre originali. Perciò occorre farsi attenti, responsabili. Domenica scorsa, anche nella nostra parrocchia, arrivano i bambini per la Prima Comunione. Insieme - come sempre - facciamo l'omelia. Qualche adulto chiacchierone viene educatamente richiamato. I veri protagonisti della celebrazione sono Gesù e i bambini. Noi adulti siamo invitati a prendere parte alla loro gioia. Lasciamogli il tempo e lo spazio necessari. Mettiamoci in ascolto. Impariamo.
Oggi, oltre a dare, siamo chiamati a ricevere. Momento culminate. Dopo la consacrazione, uno alla volta, i bambini, salgono i gradini dell'altare. Silenzio profondo. Occhi del povero prete in quelli del bambino. Sorriso rassicurante. Poi, ad alta voce: «Il corpo di Cristo». E l'intera comunità risponde con un solenne «Amen». Eccoli inginocchiati ai piedi del Tabernacolo. Li raggiungo. Un breve dialogo a bassa voce, protetti dall'altare. Dagli occhi di una bambina, grosse lacrime sgorgano incessanti. Le asciugo. So che stanno per essere raccolte negli otri del paradiso. «Loredana, sei contenta?», «Si, tanto». Loredana non singhiozza, semplicemente piange. Che cosa stia accadendo in quel cuoricino non lo saprà mai nessuno, forse nemmeno la stessa Loredana. Aguzzo lo sguardo, spalanco le orecchie. Dio parla, mi conviene ascoltare. Prego. Così: «Fa, Signore, che anch'io possa piangere ogni qualvolta che mi accingo a celebrare la Messa. Fa che possa essere sempre pronto ad asciugarle, le lacrime, ma mai - mai! - a provocarle. Soprattutto nei più piccoli, negli indifesi, nei poveri».
Fine della Messa. Una dolcezza immensa si respira per la chiesa. Poi la sorpresa, qualcuno m'invia una foto “rubata” mentre Loredana piange. Troppo bella. Che le lacrime di questa bambina possano convertire il cuore mio e quello di tanti credenti dalla fede un po’ appannata. Che possano contribuire a spegnere i micidiali fuochi dell'odio, delle gelosie, degli orgogli personali e nazionali all'origine di ogni guerra e discordia.