Figli. Le mamme (e i papà) hanno bisogno di tempo libero
In una bella e sentita lettera pubblicata su Avvenire, una mamma ha voluto descrivere la bellezza dell’essere genitori, ma anche la fatica che questo comporta per la rinuncia ad avere una vita al di fuori della famiglia e del lavoro: «Non è che se diventi genitore hai smesso di voler conoscere, fare sport o musica. Non è che se diventi genitore hai smesso di volerti divertire: è che non ne hai più il tempo...», ci ha scritto Daniela. E ancora: «Un po’ di sacrificio è sano, ma se è totale può portare a conseguenze negative».
Certo, non è così per tutti, perché le reti familiari, la presenza di nonni, o il luogo nel quale si abita, possono fare molta differenza, così come la disponibilità di servizi di cura. Ma il tema del tempo libero dei genitori è una questione sempre più sentita. E forse le mamme, quando non c’è una sufficiente condivisione dei compiti, ne sanno molto. Visto con gli occhi della storia è un bisogno relativamente nuovo, ma sarebbe disumano non tenerne conto, né argomentare che “una volta” non ci si facevano così tanti problemi. Avere opportunità di svago, o di relax, poter incontrare qualcuno, praticare sport, riposarsi, divertirsi… fare anche solo qualcosa per sé stessi, nelle società moderne è importante per il benessere delle persone. Rinunciarvi del tutto, o farlo troppo a lungo, non è sano.
La bassa natalità deriva anche dal fatto che le persone faticano sempre di più a rinunciare alle molte opportunità offerte dalla vita, immaginando che avere figli rappresenti l’impedimento a una piena realizzazione. Per questo tenere conto del bisogno di tempo libero parlando di madri, e di padri ovviamente, potrebbe rappresentare una piccola rivoluzione. In un articolo scientifico pubblicato di recente sulla Population & developement review (“Maternal free time: a missing element in fertility studies”, di E. Jarosz, A. Matysiak, B. Osiewalska) è stato messo in luce come una quantità sufficiente di tempo libero possa svolgere un ruolo determinante nella decisione di avere ad esempio un secondo figlio.
Le ricerche intorno alla fecondità femminile si concentrano spesso sull’importanza di avere un lavoro retribuito e di quanto sia decisivo poter conciliare la vita professionale con quella familiare. È una prospettiva necessaria, che tuttavia rischia di comprimere lo sguardo sulla vita delle persone schiacciandole tra due poli opposti, il lavoro e la famiglia, come se non vi fosse altro. Una chiave di lettura già di per sé stressante e che, scrivono le ricercatrici, «non riconosce come le madri possano aver bisogno di tempo per il riposo e per il tempo libero, e che il riposo e il tempo libero dovrebbero essere separati sia dal tempo professionale che da quello familiare».
Insomma, la stanchezza non è feconda, mentre potersi dedicare anche a sé stesse ha un effetto positivo sulle nascite. C’è poi un altro aspetto, che emerge dallo studio, e ha sorpreso persino le ricercatrici: ad alcune mamme nel tempo libero piace giocare con i figli. Vale la pena tenerlo a mente, a condizione che non diventi una scusa per i papà, i quali a quanto risulta il tempo per sé lo trovano più facilmente.