Sanità. Le difficoltà economiche di una famiglia si ripercuotono anche sulla salute
Caro direttore,
la guerra in Ucraina, come tutti noi stiamo sperimentando, ha determinato un significativo aumento della spesa energetica e con l’incremento dell’inflazione al 9% si è avuto un notevole rialzo del costo della vita. Che si ripercuote soprattutto sulle famiglie più povere e in particolare su quelle con figli. Secondo i dati Istat rafforzati dalle analisi del Rapporto Caritas 2022, negli ultimi anni – anche per effetto della pandemia da Covid-19 – si è avuto un aumento della povertà assoluta e nel 2021 circa due milioni di famiglie, per un totale che si avvicina ormai ai 6 milioni di individui si trovavano in questa condizione.
L’aumento della povertà ha riguardato soprattutto le famiglie del mezzogiorno (il 10% di tutte le famiglie) ed è cresciuto il divario tra povertà assoluta nelle famiglie con bambini rispetto al totale delle famiglie italiane. La presenza di figli minori continua ad essere un fattore che espone maggiormente le famiglie al disagio; infatti l’incidenza di povertà assoluta si conferma elevata (11,5%) per le famiglie con almeno un figlio minore e nel caso di famiglie formate da coppie con 3 o più figli sale al 20,0%. Nel 2021 un milione e 384mila minori erano in povertà assoluta pari al 14,2%, in aumento di tre punti percentuale rispetto al 2019 quando era pari all’11,4%. Un figlio che in passato poteva rappresentare per una famiglia un investimento futuro di arricchimento, rischia di diventare oggi un elemento di impoverimento. L’arrivo di un bambino, infatti, può far precipitare le famiglie più fragili in uno stato di povertà conclamata e aggravare le condizioni delle famiglie già povere ed emarginate.
L’attuale situazione economica potrebbe ulteriormente peggiorare questa critica e grave situazione. Bambini che vivono in famiglie povere vanno incontro più frequentemente ad infezioni, soprattutto dell’apparato respiratorio e gastrointestinale, disturbi di crescita, anemia, carenze nutrizionali, asma, otiti, carie dentali, disturbi psicologici, comportamentali ed anche psichiatrici. Anche per malattie croniche, come per esempio la fibrosi cistica, che ha un’incidenza simile in tutti i gruppi sociali, la sopravvivenza è minore nelle famiglie con un più basso livello socioeconomico e l’entità di questo effetto non si è sostanzialmente ridotta negli ultimi anni. Recenti studi sembrano inoltre indicare che nelle prime epoche della vita le modificazioni epigenetiche indotte dalla povertà accelerano significativamente il ritmo del processo biologico di invecchiamento, esponendo di fatto il bambino a una aumentata e precoce vulnerabilità alle malattie dell’età adulta. Sicuramente un reddito familiare troppo basso non permette di garantire ai minori un pieno sviluppo psichico, fisico, intellettuale e sociale.
La disoccupazione, la precarietà del lavoro, i bassi salari, l’inadeguata istruzione, l’insufficiente aiuto alle madri ed ai bambini, la mancanza di una casa, la discriminazione razziale, la mancanza quindi di una prospettiva a lungo termine per un bambino sono tutte condizioni che contribuiscono a minare le sue condizioni di salute ed uno suo sviluppo normale. Oggi non si può più parlare di “disagio sociale”, ma come in altri momenti storici, di una vera e propria “ questione sociale” da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica. Sono necessarie politiche che agiscano preventivamente e contestualmente sia sulla riduzione dei fattori di rischio sia sul rafforzamento dei fattori di protezione. Il Family Act rappresenta un’innovazione senza dubbio positiva, tuttavia, molto dipenderà da come altre riforme in difesa dei bambini e ragazzi verranno attuate. La povertà può essere considerata oggi come il principale ostacolo alla promozione della salute infantile e la questione dell’infanzia e adolescenza va messa al centro dell’azione politica soprattutto in questo periodo di crisi economica se vogliamo che l’Italia possa avere un futuro.
Pediatra, Università di Roma La Sapienza presidente del Comitato per la Bioetica della Società Italiana di Pediatria