Le belle «parole di vita» di Trump giudicano e giudicheranno i suoi atti
Gentile direttore,
mi permetta una critica al suo bel giornale per la cronaca dell’intervento di Donald Trump alla Marcia per la vita tenutasi a Washington. Senza dubbio è encomiabile l’intervento del presidente degli Usa quando dice: «Ogni bambino è un dono prezioso di Dio e ogni persona merita di essere protetta perché è fatta a immagine di Dio onnipotente», ma a mio avviso andava sottolineato il fatto che il governo americano respinge brutalmente l’ingresso di immigrati, non interviene per salvare milioni di bambini che muoiono causa fame e malattie, fugge dalle sue gravi responsabilità in tante aree del mondo e inoltre osteggia ogni buona politica per la tutela dell’ambiente e quindi della salute delle persone... È vero che la risposta alle mie obiezioni sta nell’“Avvenire” di quello stesso giorno con interessanti articoli su clima, accoglienza etc., ma la rappresentazione della manifestazione della Marcia per la vita è monca. Cordialmente.
Gianfranco TilliSignor direttore,
con mio stupore l’edizione di “Avvenire” di oggi domenica 26 gennaio 2020 non riporta nessun articolo del memorabile intervento del presidente Trump in occasione della Marcia per la vita di Washington. Ho cercato allora su “Avvenire.it”, ed ho trovato un piccolo articolo, con due piccole citazioni, entrambe introdotte da una frase in grassetto sul fatto che la campagna elettorale di ottobre è imminente. Che tristezza! Mi sarei aspettato di leggere il discorso integrale su “Avvenire”! Cordiali saluti.
Marcello PagliaraniDonald J. Trump è uno dei personaggi pubblici più deliberatamente “divisivi”. Lo è in prima persona e lo è per interposta cronaca e quasi sempre inevitabile commento. Lo è sia per le reazioni sia per le attese che suscita. Le lettere, diversissime, di questi due amici lettori – che ringrazio per la loro schiettezza e saluto con identica cordialità – ne sono testimonianza. La Marcia della vita di Washington, anche quest’anno come ogni anno da 47 anni, si è tenuta il 24 gennaio nella data anniversario della sentenza della Corte Suprema Usa che legalizzò l’aborto in quel grande Paese. Ne abbiamo dato conto su “Avvenire” il giorno stesso dell’evento, annunciandolo e annunciando la partecipazione (per la prima volta) di un presidente in carica, Donald Trump, appunto. E sabato 25 gennaio ne abbiamo fatto un’ampia cronaca in una pagina di primo piano, lanciata da una grande “finestra” fotografica in prima con il titolo «Centomila per la vita. Da Trump parole impegnative». Siamo stati l’unico giornale italiano a dare tanto spazio (la quasi totalità ha ignorato completamente la cosa). Il signor Pagliarani avrebbe voluto che ne parlassimo anche due giorni dopo, pubblicando il discorso integrale del presidente Trump e facendone la... ri-cronaca. Ma quando mai? Siamo un giornale, non un settimanale. E Trump è una personalità di grande rilievo, ma non è mica il... Papa!
Il capo della Casa Bianca, quel giorno, ha in realtà detto cose forti e impegnative, assolutamente condivisibili e, infatti, condivise da tanti di noi. La frase che cita il signor Tilli è addirittura lapidaria: «Ogni bambino è un dono prezioso di Dio e ogni persona merita di essere protetta perché è immagine di Dio onnipotente ». Peccato che non si dimostri sempre conseguente con questa luminosa affermazione che personalmente sottoscrivo interamente, ma che anch’io ho letto con qualche stupore. Perché? Per i motivi che ricorda il nostro lettore, secondo il quale saremmo stati troppo generosi con il pur «encomiabile», nell’occasione, presidente Trump non ricordando tutti gli atti di rifiuto e tutto il soccorso negato che l’uomo più potente del mondo ha messo in campo in questi anni contro poveri, immigrati, richiedenti asilo e sulle questioni ambientali, dimostrando così di non credere, lui per primo, al principio di rispetto totale della vita proclamato durante la Marcia di Washington. Nei nostri articoli sia di lancio che di cronaca, in realtà, non abbiamo richiamato tutte le contraddizioni tra il dire e il fare pro-vita dell’attuale presidente repubblicano in cerca di riconferma, ma soltanto una almeno per me particolarmente sconvolgente. Si tratta di una decisione assunta proprio in concomitanza con la Marcia, che si inserisce con amara precisione nella serie di altre, altrettanto repulsive e tutt’altro che umanitarie, ma che soprattutto è in grave e stridente contrasto con il principale motivo di quella mobilitazione, la difesa della vita nascente. Quale? L’indicazione di Trump di rendere difficilissima la concessione del visto per l’ingresso negli Stati Uniti di donne incinte per evitare che i loro figli, in virtù della legge sulla cittadinanza che prevede anche lo ius soli, possano diventare cittadini americani. La misura ad personas contro le donne incinte si commenta da sola, per questo l’abbiamo registrata accanto alle altre «parole impegnative» sulla vita in grembo e sul valore di ogni persona. Fatto accanto a fatto. E ogni lettore rifletta e tragga le conclusioni. E noi tutti guardiamo alla luce di quelle affermazioni di Trump i suoi atti futuri, saranno le sue «impegnative parole» a dirne il vero valore e a giudicarli.