Il sostegno alla vita fragile. La scelta che conta
A leggere ieri molti quotidiani che riportavano le idee espresse dal cardinale Bagnasco il giorno di Capodanno sulla doverosa tutela delle persone più fragili, sembra non sia politicamente corretto collegare a motivi economici la mancata accoglienza della vita nascente e al tramonto.
Eppure basterebbe essere meno ipocriti per accorgersi che dietro la falsa etichetta dell’aborto terapeutico non si nascondono solo scelte di tipo edonistico o eugenetico ma anche problemi di sostenibilità del carico familiare. Eppure dovrebbe essere ormai chiaro, anche a politici e giornalisti, che il combinato disposto di denatalità e invecchiamento della popolazione costituisce una bomba con la miccia innescata. Una bomba formata dalla crescente insostenibilità del carico assistenziale per le malattie croniche e invalidanti e del fardello previdenziale che accompagna una società sempre più anziana. Una bomba destinata inevitabilmente a scoppiare, prima o poi, se non muteranno modelli di sviluppo e atteggiamenti individuali.
Il recente dato olandese del 12% di morti "accelerate" dai medici non è solo frutto di sofferenze o tendenze suicidarie ma anche della volontà di molti anziani, ammalati e invalidi di togliere il disturbo a una società da cui sentono di non essere accolti, e di alleggerire le spalle delle loro famiglie dal peso che pensano di essere. Inutile nasconderlo: la spinta in favore di eutanasia attiva, suicidio assistito, protocolli per la sospensione di alimentazione e idratazione e testamento biologico non è dovuta solo a motivi 'umanitari' ma è piuttosto frutto di giudizi (negativi) sul valore delle condizioni di maggiore debolezza per le quali si ritiene non valga la pena di investire risorse, soprattutto quando l’economia è a sua volta fragile. In una società con un gran numero di anziani il cui ultimo tratto di vita si allunga indefinitamente la sospensione d’idratazione e nutrizione rischia di diventare il non-trattamento d’elezione, come profetizzato trent’anni fa da Daniel Callahan.
Occorre comprendere, come invitava a fare il cardinale Bagnasco, che senza accoglienza e sostegno agli 'ultimi degli ultimi' (quelli senza voce, senza volto o senza coscienza) non si troveranno risorse neanche per i molti vecchi e nuovi poveri della nostra società, cioè per le condizioni di fragilità che la crisi economica amplifica.
È necessaria dunque una decisa svolta negli orientamenti culturali, così come scelte politiche coraggiose nell’allocazione delle risorse, sulle quali il nuovo Parlamento dovrà inevitabilmente pronunciarsi. Non è possibile eleggere le Camere senza che le forze politiche dicano apertamente come la pensano su questi temi, né è pensabile che ogni forza politica dica di voler restare alla finestra rispetto alle scelte individuali dei propri eletti. Chiunque aspira a governare il Paese deve dirci se s’impegna a non depenalizzare in alcun modo l’eutanasia omissiva che si maschera dietro la sospensione di cure, non motivata da esigenze cliniche. Deve chiarire se intende evitare restrizioni dell’obiezione di coscienza e se s’impegna a prevenire l’aborto offrendo alle gestanti in difficoltà soluzioni alternative, anche di carattere economico. Deve far sapere se opererà per una revisione profonda della leva fiscale capace di valutare il reddito in base al carico familiare, consapevole che è proprio la famiglia (quella naturale e costituzionale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna) che forma il vero ammortizzatore sociale per l’assistenza agli anziani e ai disabili, per il sostegno ai disoccupati, per l’istruzione e l’inserimento produttivo dei figli.
I temi eticamente sensibili non chiamano in causa solo la coscienza individuale ma le scelte politiche per la costruzione di un tessuto sociale che vorremmo sempre più solidale e accogliente. Oggi è tempo di allargare i diritti di cittadinanza e non invece di togliere lo status di cittadini ai nascituri e agli anziani affetti da patologie croniche invalidanti. Perché davvero, come il presidente della Cei ha più volte ripetuto, «l’etica sociale si fonda ed è garantita dall’etica della vita». E una forza politica che si definisse neutrale rispetto a questi temi avrebbe in realtà già compiuto la propria scelta.