Opinioni

La «grande sostituzione». L'altro Camus e l'ideologia suprematista (e omicida)

Francesco Gesualdi sabato 29 aprile 2023

Il concetto di sostituzione etnica evocato dal ministro Lollobrigida non è una sua invenzione, ma un’idea circolante in Europa da vari decenni. L’autore che forse l’ha popolarizzato di più è lo scrittore francese Renaud Camus (da non confondersi con Albert Camus) che nel 2011 pubblicò il suo libro Le grand remplacement (la grande sostituzione), per mettere in guardia il popolo francese da una nuova minaccia: quella di essere sostituito da un popolo di immigrati venuti dall’Africa e dal Maghreb. In sintesi, si preannunciava la colonizzazione europea da parte dell’islam, indicandolo come il nuovo imperialismo dittatoriale.

Prima di lui un altro scrittore francese, Jean Raspail, attraverso Le Camp des Saints, un romanzo scritto nel 1973, aveva prefigurato «la fine del mondo bianco, sotto l’invasione di milioni e milioni di uomini affamati e sottosviluppati». E tuttavia lo scrittore precisava di «non prendersela con loro, ma con quelli delle nostre società che pubblicamente o segretamente, consapevolmente o inconsapevolmente lavorano alla decomposizione, al disarmo morale e spirituale della civilizzazione». Una tesi complottista sostenuta anche da Renaud Camus che individua i colpevoli del “sostituzionismo” «nei politici e nei mondialisti che si danno da fare per rendere irreversibile la sostituzione demografica». Nel 2014, l’altro Camus venne condannato da un tribunale di Parigi a pagare un’ammenda di 4mila euro per incitamento alla violenza e all’odio espresso durante alcuni discorsi pubblici. Secondo la Corte giudicante, le parole pronunciate da Camus «costituivano una stigmatizzazione grave dei musulmani, presentati come dei teppisti, dei soldati, il braccio armato della conquista» addirittura dei «colonizzatori che cercano di rendere la vita impossibile agli abitanti originari della Francia, in modo da forzarli a fuggire, a lasciare libero il terreno, o peggio ancora a sottomettersi».

Nonostante gli eccessi della sua retorica, le tesi di Camus sono state riprese da Jean-Marie Le Pen che nel 2018, nel suo libro Mémoires scrive: «La grande sostituzione è un fatto riconosciuto da ogni demografo. (…) Il mondo bianco sta morendo (…) a causa dell’immigrazione illegale. (…) La grande sostituzione della nostra popolazione accelera di anno in anno.» E fuori dai confini francesi le fa eco l’uomo forte ungherese. Nel 2019 nel corso di una conferenza tenuta a Budapest sulla demografia, Viktor Orbán sostiene che se in futuro la popolazione europea sarà sopraffatta da altre etnie è perché «in Europa ci sono forze politiche che vogliono la sostituzione della sua popolazione per ragioni ideologiche o altro tipo di interesse».

Le tesi di Renaud Camus hanno fatto proseliti anche al di fuori dell’Europa, inducendo addirittura il gruppo suprematista statunitense “Alt-right” ad adottare la nozione di «grande sostituzione» ( great replacement) al posto di «genocidio bianco». Purtroppo quei messaggi hanno fatto breccia anche in alcuni squilibrati che si sono lasciati andare a gesti inconsulti. Nel 2019 in due punti diversi del globo si ebbero stragi xenofobe che fecero decine di vittime. La prima avvenne il 15 marzo in Nuova Zelanda per mano di Brenton Tarrant un australiano che aprì il fuoco su fedeli islamici mentre si recavano al culto nella cittadina di Christchurch. Rimasero sul terreno 50 cadaveri e 50 feriti. Alcuni mesi prima Tarrant aveva scritto un manifesto intitolato The Great Replacement che riprendeva le idee di Camus. L’altra strage si è verificata il 3 agosto nella cittadina texana di El Paso ai confini col Messico. Un ventenne statunitense di nome Patrick Crusius era entrato in un supermercato Walmart ed aveva sparato all’impazzata contro i clienti, uccidendone 23 e ferendone altri 22, con l’intento di colpire gli immigrati. Poco prima di compiere la strage, Crusius aveva pubblicato un manifesto suprematista sul sito 8chan, in cui elogiava gli attentati di Christchurch e si scagliava con toni razzisti contro l’immigrazione di ispanici e latino americani. La catena delle stragi è continuata nel 2022 quando tale Payton Gendron sparò anch’egli in un supermercato di Buffalo uccidendo otto neri. Anche lui si era dichiarato un etno-nazionalista sostenitore della supremazia bianca impegnato in atti di politica violenta al fine di impedire the great replacement da parte di neri, arabi ed ebrei.

Pare impossibile che in un’epoca di così alta razionalità, scientificità e apertura di orizzonti, come quella raggiunta oggi, ci siano ancora persone, anche con molti anni di studi alle spalle, che continuano a discriminare in base al colore della pelle, al luogo di provenienza, alla religione, alla lingua. Persone con uno spirito identitario al limite dell’ossessione che assumono come missione prioritaria la difesa del proprio ceppo antropologico come se si trattasse di una specie pura da proteggere da qualsiasi forma di contaminazione. Ma si tratta di una visione statica e antistorica che arreca danno prima di tutto a chi la pratica, perché tutto ci insegna che la diversità è ricchezza che incontrandosi porta solo miglioramenti. Ce lo insegna la natura mostrandoci che le migliori condizioni di vita si trovano nelle consociazioni, non nelle monoculture. Ce lo insegna la storia mostrandoci che il progresso non è stato raggiunto nella chiusura, ma nell’incontro fra popoli, ognuno dei quali aveva sviluppato conoscenze particolari che condividendole ha fatto crescere tutti.

È tempo di accettare universalmente che la razza umana è una, caratterizzata da una molteplicità di diversità che incontrandosi ci migliorano non solo da un punto di vista biologico, ma soprattutto culturale e morale.