In Italia il Natale è Natale! E questo fa bene a tutti. Le opacità ci sono e fanno parte dell’uomo, ma – comunque – il Natale è tempo di pensieri più alti, di nostalgia di un mondo migliore, più giusto e buono. Questo essere portati da ali misteriose, dicevo, fa bene, dona un alito di tenerezza a fronte delle ferite della vita. E le strettoie non mancano. L’olio della tenerezza, che il presepe esprime e sprigiona, è non solo pausa di ristoro, ma anche sorgente di energia nuova per vivere il quotidiano: nel cuore delle famiglie, nel lavoro, nella società. È fiducia e capacità di progettare il futuro a partire dai piccoli gesti di ogni giorno. La vita, infatti, non chiede di solito gesti grandiosi, ma le piccole scelte che, ripetute con fedeltà e amore, fanno la vita grande, un autentico miracolo. Fanno storia! Il Signore Gesù, il Figlio di Dio che nasce nella santa notte, è riconosciuto infatti dagli occhi dei pastori; vive trent’anni nell’umile casa di Nazareth con Maria e Giuseppe. E così ricorda al mondo l’importanza delle cose semplici che, nella sequenza dei giorni, sono come gli innumerevoli fili di una tela: la bellezza dipende da ogni piccolo punto.Il presepe – quest’anno – nasce in mezzo a luci e ombre, preoccupazioni che però non devono uccidere la speranza e il coraggio. Non devono far cedere a nessuna rassegnazione, a nessuna rinuncia davanti alla vita personale, familiare e comunitaria. Il bene, anche fino all’eroismo, diffuso nel cuore e nella vita della gente è grande e ammirevole. Attraversa il nostro Paese come una corrente luminosa, che si alimenta alla fonte invisibile della fede cristiana. La fede, infatti, impasta la nostra storia nonostante incoerenze personali e venti contrari.
Ora, in questi giorni natalizi, quella 'fonte' di luce e di calore si fa manifesta nella tradizione del presepe, e diventa incontro nella liturgia della Chiesa. Si fa visibile per la gioia estasiata dei bambini, che non hanno remora – loro – di dare volto, stupore, esclamazione, a ciò che è anche nel cuore degli adulti.
L’augurio che ci scambiamo è quello di guardare i bambini che guardano il Bambino Gesù nella grotta di Betlemme, nel calore delle loro famiglie insieme al papà e alla mamma. E così veder brillare su noi e su tutti la luce nuova che è il Dio-connoi. Al chiarore di questa Luce eterna e benefica, i rapporti umani diventano più veri e solidi, meglio ci si accorge degli altri e di chi ha più bisogno; ci si stringe gli uni agli altri con vincoli di amore; più facilmente si mettono insieme risorse di intelligenza e di cuore, di fiducia e coraggio, per far fronte alle prove personali e sociali; cresce la coscienza individuale e pubblica affinché ognuno – persone, gruppi, istituzioni – possa fare al meglio tutto il proprio dovere, e portare fino in fondo le proprie responsabilità.