Giovani e sessualità. L'abbraccio solido e aperto della Chiesa alle coppie
Se invece di castità ci fosse stato scritto utilizzo corretto, armonioso e intelligente della sessualità, probabilmente non ci sarebbe stata la baraonda mediatica scatenata nei giorni scorsi dal nuovo documento vaticano 'Itinerari neocatecumenali per la vita matrimoniale'. Titolo forse dal gusto un po’ retrò che non rende giustizia agli obiettivi reali di un progetto educativo coraggioso e complesso, soprattutto da realizzare. Ma la Chiesa almeno ci pensa. Invece, con la solita gara a colpi di slogan per inseguire una sintesi più immediata (e quindi più banale) quelle 99 pagine di riflessioni sono state liquidate con un concetto – 'niente sesso prima del matrimonio' – che non richiama affatto né la ricchezza dei contenuti né il pensiero di Francesco.
Per comprendere davvero l’auspicio del Papa in materia occorre leggere con attenzione la prefazione del testo, scritta da lui, e metterla a confronto con quanto detto al riguardo in occasioni precedenti. Il punto di partenza è chiaro. Oggi ai giovani – e anche ai meno giovani – sono sempre meno evidenti «la bellezza e l’abbondanza di grazia racchiusi nel sacramento del matrimonio». Il fatto che, almeno nel mondo occidentale, il numero dei matrimoni sia in caduta libera e che in questo crollo il dato meno incoraggiante riguardi proprio le nozze all’altare, non può lasciare indifferente la Chiesa attenta a una storia della salvezza attraversata costantemente dalla cifra nuziale. Da qui la preoccupazione del Papa per favorire una svolta educativa coerente con il Vangelo e con il dovere di accompagnare chi ancora desidera sposarsi. Ma coerente anche, dice ancora il Papa, con le «concrete situazioni sociali, culturali ed ecclesiali nella quale ogni Chiesa particolare si trova a operare». Ora, per limitarci all’Italia, qual è la «situazione concreta» per quanto riguarda le coppie che decidono di sposarsi? L’80-90% arriva alle nozze dopo una convivenza più o meno lunga (Dossier Cisf 2018).
E una percentuale non trascurabile sceglie il matrimonio in chiesa dopo la nascita di un figlio. Scelta da condannare come oltraggio alla continenza o da considerare con rinnovato sguardo pastorale perché quella vita sbocciata ha sollecitato riflessioni importanti sul senso e sulla responsabilità della vita a due e sull’impegno genitoriale? Se la preoccupazione più urgente della Chiesa fosse quella della «castità continente», dovremmo mettere alla porta otto fidanzati su dieci. Invece, non è così. Ed è il Papa ancora a spiegarlo nella stessa prefazione, laddove scrive che i contenuti degli 'Itinerari' non sono una «formula magica che funziona automaticamente », ma sono da intendersi come un vestito che va cucito su misura per ogni coppia – conviventi compresi.
Anzi, ogni diocesi, a partire da quegli orientamenti, sarà chiamata a proporre un testo adeguato alla propria realtà. Nessuna nostalgia di una morale nutrita solo di casistica. Parlando il 13 maggio scorso ai teologi morali, papa Francesco ha condannato questo approccio, ricordando, come dice la Lettera agli Ebrei, che «il cristiano non può tornare indietro» e che pretendere di stabilire «fino a qui si può, fino a qui non si può» è un esercizio superato dalla storia.
Ecco perché certa sintesi del documento pontificio, che rimbalza da giorni su media e social, non solo è riduttiva al limite del ridicolo, ma è lontana anni luce dal pensiero ricco di sensibilità e di misericordia di un Papa che nell’Amoris laetitia – a cui è dedicato questo anno speciale della famiglia che culminerà tra pochi giorni nel X Incontro mondiale – ci mette in guardia dal credere «che tutto sia bianco o nero» perché con questo approccio inattuale e giudicante «chiudiamo la via della grazia e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio».
Nessuna condanna quindi, nessun diktat. Anzi, si legge nel documento, un approccio nuovo perché le domande di tante coppie che una volta avremmo, sbagliando, definito irregolari, «non possono essere più eluse dalla Chiesa…».