Scripta manent. Io, ragazzo con la Sindrome di Down e Lejeune
Gentile direttore,
sono un ragazzo con la Sindrome di Down, per tante persone sono un disabile; la mamma dice che sono “diversamente abile” cioè faccio le cose in modo diverso. Le scrivo perché in questi giorni la mamma mi ha parlato di Jerome Lejeune. Chi era? Un biologo, un medico... sicuramente in internet c’è tutto scritto e probabilmente ne avete scritto anche voi di “Avvenire”.
Jerome era un uomo, un cristiano, un cattolico che amava e credeva nella vita, proprio come la amo io, e ha scoperto la Sindrome di Down, ha lottato perché le mamme non uccidessero i bambini come me prima della nascita e non si dovessero nemmeno sentire in colpa. Era un uomo che trasmetteva alle persone la sua grande fede che nel suo lavoro metteva al primo posto. Per lui la vita era qualcosa di meraviglioso e nessuno doveva prendersi la libertà di toglierla, ha creduto che le persone come me potevano avere un futuro, e aveva ragione.
Bastano gli aiuti giusti e siamo in grado di fare quello che altri fanno, lui aveva capito tutto questo e aveva la certezza che potevamo farcela. Per questo ha combattuto contro “l’ignoranza” delle persone. Io sono un ragazzo felice, vado a scuola e sono molto bravo, faccio sport – io amo lo sport – ho gli amici e mi piace stare in compagnia. E tutto questo perché nella mia famiglia è passato il suo messaggio cristiano: che la vita è vita in tutte le sue diversità.
Oggi si parla di inclusione, è diventata una moda ma cosa si fa di concreto? Jerome ha lavorato una vita intera per tutto questo e pochi lo sanno, qualcuno nemmeno lo conosce. Il 21 gennaio 2021 quest’uomo è stato dichiarato venerabile, vuol dire – mi è stato spiegato – che diventerà Santo; io spero lo diventi presto, ma sono certo che per tutte le persone come me lui è già Santo perché ha dato la sua vita perché attraverso la ricerca ha salvato la vita a tanti di noi. Questi sono i Santi del giorno d’oggi.