Overshoot Day. La terra spremuta attende visionari capaci di rispettarla
Oggi in Italia è l’Overshoot Day, il giorno dell’anno in cui si esauriscono le risorse che la Terra è in grado di rigenerare nel corso di un anno. Da domani dipendiamo dagli altri e dalle logiche che governano i mercati e la geopolitica, guerre comprese. Non è che una maggiore consapevolezza sul significato profondo dell’Overshoot Day debba portare a logiche vecchie di autarchia economica: semmai dovrebbe servire a suscitare nella cittadinanza una maggiore consapevolezza su come rapportarsi alla Terra e a tutto ciò che ci dona. Soprattutto capire che rispettarla e accogliere ciò che ci offre è soprattutto salvare noi stessi dal materialismo e da un futuro a tinte fosche come da scenari ambientali che possono diventare catastrofici.
È una questione di educazione a una nuova cittadinanza. Il cambio di paradigma dipende da noi stessi, e solo se ognuno di noi cambia prendendosi il proprio pezzettino di responsabilità verso la Terra, in un futuro prossimo – che deve essere già domani –, la sommatoria di tutti questi pezzettini potrà collettivamente fare davvero la differenza, tra il vivere in un mondo sano e giusto o il morire in una Terra che abbiamo avvelenato.
Temi evocati anche, e non a caso, dal 7 al 15 maggio a Verona al venticinquesimo Convegno nazionale di pastorale della salute, in cui uno degli argomenti forti è stato il rapporto tra umanità ed economia, con il dovere di trovare un nuovo equilibrio garantendo l’accessibilità universale alle risorse di cura. Una trattazione in linea con la “Economy of Francesco”, ovvero creare una nuova economia per generare cambiamenti strutturali e sociali, più giusti e sostenibili, a partire da quelli ambientali e dal diritto alla salute di tutti i cittadini. Papa Francesco insiste sull’idea che quella che stiamo vivendo, prima ancora di essere una crisi ambientale, è una crisi antropologica, che riguarda l’uomo e i suoi valori, quelli che Abramo Lincoln nel suo decalogo chiamava «i buoni precetti morali». Per Francesco quando l’uomo degrada l’ambiente finisce col degradare sé stesso, con l’effetto di venire rapiti dalle tenebre.
Ma tradurre in azione queste riflessioni è davvero così difficile, tanto da giustificare per ognuno di noi la ricerca continua di giustificazioni per non cambiare? I “non si può” devono diventare occasione per trasformaci tutti in quel Prometeo che ha voluto donare all’uomo la conoscenza rischiando la propria vita. Bisogna recuperare un concetto che – rapiti nel nostro individualismo – abbiamo smarrito, ovvero che “si vive insieme anche se poi si muore soli”.
Tuttavia le regole di una comunità, soprattutto quando si parla di comportamenti, non possono essere solo calate dai vertici della società, o peggio ancora imposte per legge. Va promossa una nuova educazione ambientale: profonda, solida, che si fonda sul sapere scientifico e umanistico e porta i cittadini a saper adottare comportamenti virtuosi già da bambini. La cultura del riuso, l’economia circolare, il non sprecare risorse (cibo, energia, acqua, suolo), la pace, la cura del corpo e della mente, l’essere visionari nell’immaginare un mondo migliore devono diventare il manuale di istruzioni del cittadino di domani. Essere forti contro chi cerca di manipolarci attraverso il marketing, generando in noi bisogni non necessari, che diventano veleno per la Terra e quindi, come ci ricorda papa Francesco, veleno per noi.