Il caso Icardi. La signora Wanda e le altre: il calcio è un po’ meno maschio
La partita sarà ancora maschia, il misogino mundial Fulvio Collovati lo certifica («Quando sento una donna parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco», dice il campione del mondo dell’82), ma il potere decisionale nello spogliatoio è sempre più femmina. E il 'caso' Wanda Nara conferma che siamo dinanzi a un nuovo matriarcato pallonaro. La pesciolina di nome Wanda, moglie, procuratrice e custode dei beni e del cuore dell’ex capitano dell’Inter, il declassato Maurito Icardi, sta mettendo alle corde la società nerazzurra per il rinnovo del contratto milionario del suo amato. La Beneamata a sua volta, pur sotto la gestione di chi ha saputo costruire la Grande Muraglia fa fatica ad arginare le volontà della famiglia Nara-Icardi.
La Wanda esercita un pressing mediatico a tutto campo, dai social al programma tv Tiki-Taka in cui il 'gatto' Pardo Mediaset l’ha assunta specularmente come opinion leader. E da lì, dal pulpito televisivo, la signora Icardi si presenta puntuale ogni domenica sera con un look da pantera rosa e il piglio deciso da Evita Perón.
Dopo aver accudito la folta prole, una squadra di calcetto di cinque magnifiche creature (due del più giovane, l’asso Maurito, e tre del precedente compagno, il bomber minore Maxi Lopez) Wanda woman va in tv e spara a zero sul sistema, sulla squadra (i compagni di Icardi), attacca in contropiede su tutto l’apparato maschio e maschilista che ruota intorno al poco 'giuoco' e al tanto business del calcio. I nostalgici e i misogini alla Collovati storcono il naso e gridano allo scandalo: «Mai vista una cosa del genere. Un club come l’Inter ostaggio di una moglie».
Effetti collaterali: la catarsi dei social oltre a generare mostri poi scatena l’inevitabile violenza all’italiana (ultimo morto da stadio a San Siro, a pochi passi da casa Icardi). Soft quella violenza fatta di sfottò con l’iconica Wanda associata alle donne generatrici di 'guerre' nella storia (da Elena di Troia a Cleopatra), assai più deprecabile il gesto vigliacco e assassino: il lancio di sassi nei confronti di una madre alla guida dell’auto mentre accompagna i propri figli alla scuola calcio.
È alta tensione. E la Wanda piange in diretta: chiede alla sua «seconda famiglia, l’Inter», di aiutarla, di non rovinare questa lunga storia d’amore. Ora, può il maschilismo calcistico non commuoversi e cedere dinanzi alle lacrime della Wanda (si pronuncia 'Uanda')? E come resistere all’insostenibile leggerezza dell’etere chiamata Francesca Costa? È la mamma vamp della nuova stella della Roma, Nicolò Zaniolo. Lady Roma a ogni prodezza del suo pupillo posta foto su Instagram con delle boccucce di rosa da degna competitrice di Belen Rodriguez. Inevitabili i commenti sboccati che fanno arrossire il baby Zaniolo, anche se la signora Costa assicura che suo figlio è contento di una mamma così sportiva. Il nuovo matriarcato pallonaro ha strappato le foto in bianco e nero dei rotocalchi in cui, in via del tutto eccezionale e con un certo pudore, un tempo si scopriva il volto contadino delle mamme della generazione dei Gigi Riva.
I rombi di tuono in Rete ormai li provoca solo il partito delle mogli e delle compagne dei più ricchi e famosi della Serie A (in Inghilterra è il sindacato delle 'Wasp'). Giovani, molto carine (la maggioranza ex veline o mancate showgirl) e tanto occupate, tra un allenamento e una partita e l’altra del loro uomo-mercato, a postare foto, a far sentire il loro giudizio critico (piccole Brera crescono) sui social e se necessario, come la Wanda, a battere cassa con la società. L’elenco delle pasionarie a difesa del marito calciatore è sterminato. Ma due precedenti per tutti fanno letteratura.
Il gustoso scontro a distanza tra la 'capitana' romanista Ilary Blasi, moglie di Francesco Totti, ai tempi in cui Spalletti puniva il suo Pupone relegandolo in panchina. E la meno nota Federica Riccardi, alias miss Cerci, compagna dell’ex attaccante del Torino, Alessio Cerci. Quando, nel 2014, con il suo amore, incompreso - secondo lei - dal club granata, lasciarono l’Italia per la Spagna (Cerci ingaggiato dall’Atletico Madrid) la Riccardi postò cinica su Twitter: «Finalmente andiamo nel calcio che conta». Un anno dopo Cerci rientrava in patria, al Milan, e la sua compagna tra un trasloco e l’altro, Genova, Verona, ancora Madrid e Ankara, non smise mai di cinguettare. Cerci adesso gioca nell’impronunciabile Ankaragücü Spor Kulübü.
La sua Federica è diventata la moglie e la mamma dei loro tre bambini, e in Turchia è assai probabile che quando il marito non gioca o ha problemi con la società, la signora Cerci si adegui al 'vorrei, ma non posto'. Forse ai coniugi Cerci converrebbe tornare nella tanto vituperata Serie A, perché questo, grazie alla Wanda, sta diventando un Paese in cui le donne ora sono più padrone del campo e del gioco.