Omosessuali e figli. La scienza è neutra e solida, non sempre i suoi portavoce
Lunedì scorso, Stefania si è laureata. Alla fine della festicciola, tra l’altro, ha ringraziato i genitori anche perché «mi hanno insegnato che tra scienza e fede non c’è contrasto», come qualcuno avrebbe voluto farle credere nei suoi anni di studio. Mi sembra un bel traguardo. Mente e cuore meritano di camminare insieme. Guai a separarli. «La via più breve tra due piazze della città non è la più corta ma la più bella», ha scritto martedì su questo giornale, Ferdinando Camon. Poche parole che aprono un abisso.
A Piero Angela siamo tutti debitori, ha fatto entrare, con semplicità, la scienza in casa nostra. Ci ha fatto capire che non c’è niente che non possa essere compreso anche dai bambini e dalle nonne, se solo abbiamo la pazienza e la capacità di spiegarglielo. Piero Angela, giornalista, divulgatore scientifico, uomo di cultura, mai è venuto meno alla severità del dato squisitamente scientifico. Per farlo, negli anni, ha invitato nei suoi programmi esperti di ogni tipo. Loro, dall’alto del loro sapere, si sforzavano di spiegare fenomeni complessi, non a tutti comprensibili, snocciolavano dati, numeri; lui, stimolava la riflessione con le stesse domande che avrebbero fatto gli operai, le casalinghe, i ragazzi che trovavano in quei programmi un ottimo aiuto per la scuola. Era difficile, anche per i suoi più acerrimi critici, trovare sbavature in quelle trasmissioni. Le registrazioni erano ben preparate e curate; lui, sempre elegante, pesava e misurava le parole, i gesti, gli esempi.
Mai e poi mai, Piero Angela, avrebbe permesso a chicchessia di dire che i pulcini nascono come nascono i gattini e i cangurini. La scienza è una cosa seria e va maneggiata con estrema serietà, su questo punto, Angela non ha mai ceduto. Gli anni passano per tutti e tutti, lentamente, ci avviciniamo a quella linea di demarcazione che chiamiamo morte. Interrogato a riguardo, il nostro, l’ha paragonata a una mitragliatrice. Man mano che si avanza nella vita ci avviciniamo a essa.
È triste pensare alla morte come a una sventagliata che ti spazza via. Preferisco riflettere sulle parole di Teresa di Lisieux che poco prima di lasciare questo mondo, sorridendo, disse: «Non sto andando incontro alla morte, ma allo Sposo». Non è questo, però, il punto su cui vorrei riflettere. Lunedì, ospite di Fabio Fazio, parlando dei fratelli e delle sorelle omosessuali, Angela ha detto tra l’altro: «Spesso viene vista l’omosessualità come un rapporto fisico, contronatura, in realtà le coppie omosessuali fanno esattamente lo stesso percorso: attrazione, innamoramento, gelosia, vita di coppia, figli... Bisogna capirlo bene». Un discorso non propriamente scientifico e nemmeno razionale.
Un conto è parlare di affettività e vita di coppia, altra cosa è parlare di figli. Strano. Il severo divulgatore scientifico, ormai più che novantenne, ha affermato qualcosa che mai avrebbe permesso a nessuno di dire nei suoi studi. Dall’unione di due maschi o di due donne mai e poi mai nascerà un bambino. Non è questione di fede o di cultura ma di scienza. Non lo dice il prete o la religione, ma la realtà, l’esperienza, la medicina, la genetica... Lo dice la vita che si trasmette da miliardi di anni. La cosa, naturalmente, non è passata inosservata e in tanti hanno fatto le loro osservazioni.
E anche qui, come sempre senza acrimonie, e solo col desiderio di capire ci facciamo qualche domanda: come mai il severo uomo di cronaca e di scienza che tutti conosciamo ha ceduto in modo tanto grossolano a questa imprecisione? È stata una scivolata, facilmente perdonabile in un signore ultranovantenne o una miccia volutamente accesa proprio alla vigilia del nuovo approdo nell’aula del Senato del controverso ddl Zan? Non abbiamo risposta. Abbiamo capito, però, che questo è il pensiero di Piero Angela. Pensiero che fa a pugni con la scienza e con l’esperienza. Si conferma, quindi, se ancora ce ne fosse bisogno, che se la scienza è neutra, mai lo è lo scienziato e il cultore di scienza, che, come tutti i mortali, deve lottare, per non rimanere imbrigliato nelle sue convinzioni, nelle sue credenze, in una data filosofia di vita e nelle sue ideologie.