Opinioni

Editoriale. La sanità, banco di prova per la realizzazione della cittadinanza

Carla Collicelli giovedì 4 luglio 2024

Come la prima parte della Costituzione ci ricorda, la Repubblica prevede tra i suoi principi fondamentali la tutela dei diritti inviolabili dei cittadini e delle formazioni sociali, la solidarietà, la dignità e l’uguaglianza. Tutti obiettivi che si applicano con particolare cogenza alle politiche sociali e sanitarie, facendone uno dei principali banchi di prova della piena realizzazione della cittadinanza e della democrazia. Ma siamo sicuri di aver tenuto fede a quei principi e di aver rispettato il dettato dell’art. 32 della nostra Costituzione, che sancisce il diritto alla salute e la garanzia delle cure? La risposta non può che essere interlocutoria.
Da un lato non vi è dubbio che al benessere ed alla salute delle persone e delle comunità siano stati dedicati sforzi importanti, a partire dalla istituzione di un Servizio Sanitario Nazionale universalistico. Sforzi e impegni che hanno puntato a valorizzare quanto di meglio era presente nel paese in termini di sanità e assistenza, e a dedicare particolare attenzione ai bisogni, alla domanda sociale ed alla giustizia distributiva. Ne è scaturito un assetto di politiche e servizi di cui possiamo andare fieri ed i cui risultati sono sicuramente lusinghieri, soprattutto per quanto riguarda l’allungamento della vita, la qualità delle cure mediche e l’accoglienza nei confronti dei soggetti fragili e bisognosi di assistenza. E non si può non riconoscere che il welfare, e la nostra sanità in particolare, abbiano dato un contributo sostanziale alla crescita del paese ed alla emancipazione delle fasce di popolazione più svantaggiate.
È altrettanto evidente però che lacune vecchie e nuove mettono fortemente in discussione il pieno rispetto dei principi fondamentali della democrazia in ambito di salute e benessere. Da sempre le politiche sanitarie soffrono di una troppo debole attenzione alle condizioni di contesto nelle quali le persone e le famiglie si trovano a vivere ed al peso del disagio socio-economico sulla qualità della vita delle persone e delle comunità. La concentrazione della maggior parte degli sforzi sul versante della lotta alle emergenze ed alle patologie acute ha contribuito a lasciare nell’ombra i bisogni di prevenzione e riabilitazione. Troppi disagi sono stati delegati, senza i necessari supporti pubblici, alle cure familiari e del privato sociale. I diritti inviolabili delle persone sono stati negati ogni qual volta si sono posti ostacoli all’accesso alle cure, attraverso barriere di vario genere e in molti casi di natura economica, con la conseguenza della esclusione di molti e, nei casi più gravi, della creazione di forme di vera e propria “povertà sanitaria”, quella povertà che deriva dall’impatto devastante di eventi sanitari catastrofici. Le differenze in termini di qualità e quantità dei servizi nei diversi territori contraddicono drammaticamente il principio della giustizia sociale, e la mancata attenzione per la dimensione psicologica del malessere ha contribuito al consolidarsi di sacche di disagio psichico, dipendenza e conflittualità. Ci si è spesso dimenticati del fatto che la democrazia, per svilupparsi, ha bisogno di un contesto sociale nel quale il benessere venga inteso nella sua natura multidimensionale e come bene comune, come richiamato a livello internazionale in ambito Onu e di Organizzazione Mondiale della Salute, e come specificato a livello costituzionale con la recente modifica apportata - a inizio 2022 - agli articoli 9 e 41 della Carta, che ha introdotto, tra i principi fondamentali il primo e tra i vincoli dell’iniziativa economica il secondo, la necessità di declinare la democrazia in termini di sostenibilità, cura dell’ambiente, naturale e sociale, salute e rispetto delle future generazioni. Oggi possiamo dire che, soprattutto grazie all’impegno di tanti soggetti e di tante organizzazioni social che operano a livello sociale, si è capito che non vi può essere vero benessere senza solidarietà, rispetto degli equilibri eco-sistemici, giustizia intergenerazionale e partecipazione civica dal basso. Ci troviamo quindi oggi più che mai immersi in un processo di transizione verso forme sempre più avanzate e sostanziali di cittadinanza e di democrazia, che potrà dare gli esiti attesi solo se si metterà seriamente mano all’eliminazione delle inadempienze, al coinvolgimento pieno ed alla valorizzazione di tutti i mondi vitali che operano nel campo della cura, all’individuazione di un corretto rapporto di collaborazione tra servizi e strutture pubbliche e private ed all’azzeramento delle impostazioni centrate sul benessere come bene individuale.