Opinioni

Serie tv. Emily lascia Parigi per Roma e i francesi non la prendono bene

Umberto Folena venerdì 11 ottobre 2024

Il presidente francese Emmanuel Macron non l’ha presa bene: «Lotteremo duramente». E contro chi? Noi italiens, colpevoli di aver rapito Emily, peggio della pugnalata alle spalle del 1940, del Tour vinto da Ginettaccio Bartali nel 1948 e del Mondiale del 2006. Di solito, quando di mezzo ci sono donne e rapimenti, la questione è seria. Non questa volta. Perché Emily è roba seria ma fino a un certo punto.

La Emily che sta facendo infuriare Macron è la protagonista di una serie Netflix giunta alla quarta stagione, Emily in Paris. Poiché abbiamo la netta sensazione che il pubblico (il target, per i pignoli) di Emily coincida assai marginalmente con quello di “Avvenire”, qualche spiegazione è d’obbligo. Emily, interpretata da Lily Collins, è una ventottenne americana esperta in marketing – comunicazione e moda – inviata dalla sua azienda a Parigi. Seguono… avventure? Rutilanti vicende sentimentali, disastri economici, attentati, sparatorie? Nient’affatto. In ogni puntata – breve, una mezz’oretta – Emily si veste bene, incontra gente ben vestita, ci dialoga; insieme organizzano, mangiano in locali di lusso, frequentano bar di lusso, salgono su auto di lusso, si prendono e si lasciano e si riprendono, tutto a ritmo blando e con dialoghi, in inglese e francese, semplici semplici, tanto da far scrivere al New Yorker: «La serie è così povera di trama e di cose che accadono che si può direttamente tenere in sottofondo mentre facciamo altro». Ah, questi radical chic malati di intellettualismo! A loro forse piaceva un’altra serie, Kaos, con ottimi attori e trama complessa, incomprensibile per chi non abbia almeno un’infarinatura di mitologia greca, difatti sospesa dopo la prima stagione (sigh). Emily invece trabocca di spettatori, e va avanti. Ma verso dove?

Ecco il punto. Alla fine della quarta stagione, Emily va in trasferta in Italia e pare che nella quinta, che vedremo tra il 2025 e il 2026, starà fissa a Roma. E questo a Macron non va giù, anche perché perfino la moglie Brigitte aveva avuto una particina. «Lotteremo duramente», Emily deve restare a Parigi. A dimostrazione che la vicenda è terribilmente seria, si segnala la replica del sindaco della capitale Roberto Gualtieri, con un messaggio sui social che si può riassumere così: giù le mani da Emily, che ha scelto l’Italia e Roma.

In effetti alla fine della quarta stagione Emily si piglia una cotta per un executive interpretato da Eugenio Franceschini, che lavora in un’azienda che vagamente ricorda quella di Brunello Cucinelli e si chiama – tenetevi forte – Marcello, non a caso la scena madre è stata girata alle 5 del mattino di fronte – non dentro, ma non possiamo giurarci – alla Fontana di Trevi, restando fedeli ai più triti cliché legati alla dolce vita e alle vacanze romane.

Se Roma godrà dello stesso trattamento di Parigi, prepariamoci a goderci, ogni cinque minuti, panoramiche aeree dei Fori, del Colosseo e di San Pietro immersi in una luce eterea; traffico scorrevole; strade e stradine immacolate; manto stradale impeccabile; spazzatura zero; tifosi educati; gente ben vestita che mangia bene, perfino la carbonara senza panna perché gli sceneggiatori di Emily amano il dettaglio e la correttezza filologica. Poiché Emily va al Roland Garros, possiamo aspettarci che frequenti pure il Foro Italico.

E poi? Poi non si sa: Gualtieri aspetti a cantar vittoria, quella romana potrebbe essere solo una vacanza ed Emily tornare a Parigi, con o senza il bel Marcello. Molto, il sospetto è lecito, dipenderà dagli inserzionisti italiani e dalla loro generosità a cospargere la fiction con i loro prodotti, che Netflix accoglierà a fauci spalancate. Tutto, ma proprio tutto è spot; ed Emily è la sua profetessa.