Attenti ai lupi. Così la politica in Italia ed Europa si bestializza
Una manifestazione in Germania contro i migranti
"Libera la bestia che c’è in te". "Volete restare pecore? O volete diventare lupi e farli a pezzi? (i delinquenti tra i migranti, ndr) Aspettiamoli sotto casa. Occhio per occhio, dente per dente!". Dobbiamo a due politici eletti, rispettivamente in Italia e in Germania, questi due incitamenti espliciti a "bestializzare" la politica. Non è folclore. Sono parole che dobbiamo prendere sul serio, perché è così che in Europa cominciarono derive che finirono in tragedie. Questi incitamenti potrebbero essere solo l’inizio di ciò che ci aspetta se i politici che attizzano l’odio diventassero egemoni in altri Paesi – oltre che già in Italia e Ungheria – e nel Parlamento Europeo. Le cause "scatenanti" di questo imbestialimento sono la paura – solo in parte comprensibile – e la reazione – sbagliata – al fenomeno di portata storica delle migrazioni verso l’Europa. La crescente esasperazione che esso genera in una parte degli europei è per certi aspetti paragonabile a quella provocata negli anni 20 e 30 dai rancori postbellici, dalla crisi economica del 1929 e dalla conseguente disoccupazione e povertà. Anche allora furono le estreme destre nazionaliste a profittare dell’astio di massa. Anche allora troppi dissero: non dobbiamo demonizzarli, se no facciamo il loro gioco. Si sa come andò a finire. Sta accadendo qualcosa di simile, ora?
Un ministro "fuori controllo"
Il motto "Libera la bestia che c’è in te" è riconducibile al Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Interni Matteo Salvini. Un’esortazione sorprendente da parte di chi è responsabile di mantenere l’ordine nel Paese. L’incitamento è nella testata de "Il populista", il giornale on line della Lega fondato da Salvini (e diretto da Marco Dozio e Alessandro Morelli), e nell’immagine di copertina della sua pagina Facebook. La bestia da liberare è simbolizzata dalla fronte di un lupo dagli occhi gialli minacciosi, messo lì come un logo. Il sottotitolo de "Il populista" è: "Audace, istintivo, fuori controllo". Il secondo incitamento «... o volete diventare lupi e farli a pezzi? Occhio per occhio, dente per dente! Aspettiamoli sotto casa!» è di David Köckert, il politico e consigliere comunale di un partito tedesco, che il 9 settembre ha arringato con queste parole una folla di 2.500 manifestati anti-immigrati nella cittadina tedesca di Köthen. Non è da meno un altro politico nelle istituzioni, il deputato leghista Giuseppe Bellachioma, che ha scritto rivolgendosi ai giudici: «Se toccate il Capitano (Salvini, ndr) vi veniamo a prendere sotto casa... occhio!».
Le violenze razziste
Chi pensasse "lupo che abbaia non morde" sbaglierebbe. In Italia, infatti, crescono da tre mesi le violenze razziste. Il giornalista Luigi Mastrodonato ha creato e aggiorna una carta interattiva dell’Italia (su Google Maps) con le "Aggressioni razziste dall’1 giugno 2018". Vi si leggono i luoghi e gli articoli relativi a ogni episodio violento: finora due omicidi e 60 aggressioni. Ogni due giorni una o più persone, spesso extraeuropee e con la pelle scura, sono state aggredite con pugni, spranghe, armi, a volte anche al grido di "Salvini, Salvini", come a Caserta l’11 giugno. A Macerata, il 3 febbraio, otto persone di colore sono state ferite a rivoltellate da Luca Traini, candidato leghista nel 2017. Sulle crescenti aggressioni razziste in Italia l’Onu sta aprendo un’inchiesta.
Il ruolo di Steve Bannon
Le estreme destre guadagnano consensi e puntano ora a conquistare l’Unione Europea per smantellarla dall’interno. L’orchestratore di questo disegno è lo statunitense Steve Bannon, ex-stratega di Donald Trump. Così come portò Trump alla Casa Bianca Bannon si è dato ora la missione di favorire la presa del potere in Europa delle destre estreme. Con questo dichiarato obiettivo ha aperto a Bruxelles l’agenzia politica "The Mouvement" per coordinare e consigliare i partiti nazionalisti. Secondo Bannon «I movimenti di destra populista e nazionalista vinceranno in Europa e governeranno. (...) È in Italia il cuore della nostra rivoluzione». Per questo è venuto più volte in Italia e ha incontrato Salvini e altri politici di governo. «Questo è un momento della Storia di cui si parlerà per 100 anni» ha detto Bannon. Ha ragione. Le reazioni politiche al fenomeno migratorio possono essere comprese solo in una prospettiva storica. L’impossibilità sia di fermare sia di accogliere completamente le crescenti migrazioni sta mettendo in gioco la convivenza nel continente. In pericolo è la stessa Unione Europea, l’istituzione che ha garantito sessant’anni di pace e sviluppo.
Immaginare di poter impedire queste crescenti migrazioni, è come pensare di poter "vietare" l’alta marea dopo la bassa. Gli africani, oggi 1,2 miliardi, nel 2050 saranno 2,5 miliardi, mentre gli Europei resteranno 500 milioni. Come tra i vasi comunicanti, un travaso dall’Africa all’Europa sembra inevitabile. Non potendo impedirlo, occorrono in Africa e in Europa politiche che lo regolino e lo rendano fonte di benessere anziché di conflitto. Non basterà "aiutarli a casa loro". Secondo Stephen Smith, uno studioso africanista franco-americano autore del libro "La corsa verso l’Europa", in mancanza di altre strategie un lento innalzamento dei redditi in Africa porterà verso l’Europa più migranti, non meno. I migranti attuali, infatti, non sono gli africani più poveri. In buona parte, invece, sono quei giovani più intraprendenti che sanno racimolare i soldi per pagarsi l’odissea verso l’Europa. Secondo Smith il numero di costoro aumenterà quando gradualmente aumenterà il reddito in Africa. Questo fenomeno è drammatico specialmente per l’Africa, che perde così la parte potenzialmente più attiva dei suoi giovani. Ulteriori cause dei drammi dell’Africa sono corruzione, malgoverno, dittature, conflitti e cambiamenti climatici.
Da cittadini a consumatori
C’è però un altro fenomeno più recente che concorre a stimolare sia l’emigrazione dall’Africa sia la violenta ostilità di una minoranza di Europei verso i migranti: il consumismo nell’era di internet. Da alcuni anni, infatti, milioni di africani ammirano, grazie a internet, la vetrina di un Europa delle meraviglie. Lo spettacolo pubblicitario continuo di persone euforiche perché allietate da ogni sorta di mercanzia è una caricatura mendace della realtà.
La stessa messinscena consumistica che attira gli africani è quella che ha alterato la scala di valori in Europa. Eravamo cittadini, siamo diventati "consumatori". La pubblicità, già onnipresente, cerca di infiltrarsi ulteriormente in ogni metro del nostro spazio e in ogni minuto del nostro tempo. Sempre più europei, specialmente i giovani, sono indifferenti e ignoranti della nostra storia, dei nostri valori comuni – libertà, democrazia, rispetto, tolleranza – e della necessità di difenderli. La cosa che più ci importa è consumare, è cercare identità e soddisfazione nelle merci, non nei valori, e tanto meno nelle persone. Come disse un grande regista, gli unici due valori rimasti all’Occidente sono comprare e vendere.
Consumatori contro consumati
Tra l’ascesa delle estreme destre nazionaliste negli anni 20 e 30 e quella attuale c’è tuttavia una grande differenza. L’animosità popolare che allora portò al potere i partiti totalitari era quella degli impoveriti contro gli arricchiti. Oggi, invece, accade il contrario: l’ostilità che nutre le destre estreme è quella dei ricchi (noi europei, se comparati con gli africani) contro i poveri e i disperati che noi stessi abbiamo contribuito a impoverire e che cercano ora di raggiungerci. È l’ostilità dei consumatori contro i consumati. È la gelosia di chi teme che altri, più poveri di lui, gli portino via "la roba". È l’affermazione di una "libertà" sinistra (la mia libertà di avere tutto e subito), che sta eclissando la eguaglianza e la fraternità. Nella crisi crescente dell’immigrazione e nelle sue drammatiche conseguenze politiche, il consumismo conta più di quello che sembra. Molti non lo vedono, così come i pesci non vedono l’acqua. È una cecità fatale. Inebetiti da tanti mulini bianchi, non vediamo avvicinarsi i lupi neri.